Agci Sicilia: "No alla riscossione coatta per Inps, Inail e Case edili"

In Italia, la pubblica amministrazione ha accumulato debiti per 94 miliardi di euro. E i creditori sono le decine di migliaia di imprese che da anni aspettano di essere pagate e che, nonostante ciò, cercano di restare in piedi, sostenendo tra salti mortali l’attività, gli stipendi dei lavoratori e il pagamento delle tasse. “Un cane che si morde la coda, insomma – dice Michele Cappadona, presidente dell’Agci Sicilia
- Dinanzi a questo enorme debito, ci si aspetterebbero da parte dello Stato misure straordinarie
per venire incontro alle istanze dei suoi creditori, nonché suoi cittadini, oltre che contribuenti.
Si tratterebbe di una questione di giustizia, ma anche, guardando alla partita di giro, di un interesse economico: se le imprese sono messe in condizioni di produrre, si riduce la disoccupazione, si abbatte la spesa sociale e si fanno crescere gli introiti reali delle tasse”.

Ma in Italia questa semplice equazione non sembraconvincere. E succede che lo Stato trovisempre nuovi modi per rendere più complicatala vita di quegli imprenditori che le tasse lepagano o le vorrebbero pagare. L’ultimo caso diquesto tipo riguarda la circolare del ministero delLavoro in merito al Durc, che in pratica ha introdottol’intervento sostitutivo della stazioneappaltante per il recupero dei crediti delle impresenei confronti di Inail, Inps e Casse edili.“Secondo questa circolare – spiega Cappadona- quando un ente pubblico deve liquidare aun’impresa che ha debiti nei confronti di questiistituti, sarà l’ente stesso a occuparsi di pagare idebiti sottraendoli dalla somma da versare all’impresa”.Per esempio, se io ho un debito di 10mila euro con l’Inail e il pagamento che devoricevere è di 30 mila, la stazione appaltante miverserà 20 mila euro e il restante andrà all’Inail.Ora, questa norma avrebbe senso in un Paesenormale, dove le amministrazioni pubblichepagano in tempi celeri le imprese cui affidanolavori o servizi. Ma in Italia, dove le aziendesono costrette ad attendere anche più di due anniper ricevere i pagamenti delle amministrazioni,questa circolare è un ulteriore cappio al collo”.Una riscossione coatta che non aiuta nessuno.“Servirebbe un po’ più di buon senso, quello cheè spesso mancato con le riscossioni di Equitalia– aggiunge Cappadona - Mi auguro che il ministeroriveda al più presto la circolare. E affrontiinvece i problemi delle piccole e medie imprese,problemi che poco hanno a che fare con l’articolo18”. Non è con la revisione dell’articolo 18,infatti, che si può fermare l’emorragia cui abbiamoassistito nel 2011, con ben 11.700 aziendeche sono state dichiarate fallite per una perditacomplessiva di quasi 50 mila posti di lavoro.Secondo la Cgia di Mestre, un’azienda su tre fallisceil per ritardo dei pagamenti, le altre perscarsa domanda e per prestiti negati dallebanche. “Tre anni fa – ricorda Cappadone -l’Agci lanciò un allarme: di credito si muore. Epurtroppo la nostra profezia si è avverata”.Per questo, oggi servono misure urgenti per darerespiro alle imprese, sia sul fronte dei ritardidella Pa che su quello del credito. Ci si concentratanto sulla liquidità delle banche, ma perché nessunopensa a risanare anche solo la metà dei 94miliardi di debiti dello Stato nei confronti delleimprese? Ci sono cooperative sociali che, comesuccesso a Napoli, attendono da 4 anni di esserepagate per le prestazioni svolte. E questo succedementre la disoccupazione cresce a livellivertiginosi, sfiorando il 10 per cento, e di conseguenzail disagio socioeconomico e la domandadi assistenza welfaristica aumentano.Non è più accettabile che lo stato sociale in Italiasi regga sulle spalle sempre più deboli delle cooperative.C’è una direttiva europea che fissa a 30 giorni illimite per i pagamenti alle imprese fornitrici dibeni e servizi. Ma l’Italia, nonostante i ripetutiimpegni del precedente e di questo governo, nonl’ha ancora recepita. “Dare seguito a questa direttiva– conclude Cappadona – sarebbe già ungrande passo in avanti. Ma dal governo Monti ciaspettiamo di più, a partire da una grande riformache affronti in maniera complessiva estrutturata i nodi critici per rilanciare la crescita,lo sviluppo e l’occupazione”.
 

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