Lo stravolgimento della governance delle Cooperative, introdotto dalla nuova Legge Finanziaria all’art. 1 comma 936 lett. b) che modifica l’art. 2542 CC e l’assenza di una disciplina transitoria da parte del legislatore, ha indotto il Ministero dello Sviluppo Economico a istruire i propri ispettori addetti alla vigilanza sulle cooperative.
Pertanto, a partire dal 1 gennaio 2018 tutte le cooperative amministrate da un amministratore unico, ovvero da un Cda in carica “fino a revoca”, si troveranno in una condizione di irregolarità e le stesse dovranno, entro il prossimo 31 gennaio, convocare l’assemblea dei soci che dovrà provvedere a ratificare la modifica dell’assetto amministrativo. L’articolo n. 1 comma n. 936 lettera b) della Finanziaria, che modifica l’art. 2542 CC, dispone infatti che l’amministrazione della società debba essere «affidata ad un organo collegiale formato da almeno tre soggetti» che potranno assumere la gestione della cooperativa per un periodo non superiore a tre esercizi.
“Si tratta di disposizioni - racconta il Presidente di AGCI Sicilia, Michele Cappadona - che erano già state originariamente discusse in forma di proposte di legge in seno l’Alleanza delle Cooperative Italiane. Precisiamo, però, che l’allora Presidente nazionale di AGCI, nonché co-presidente dell’ACI, non era presente agli incontri dedicati alla definizione di quelle proposte poiché in missione all’estero e, dunque, non era a conoscenza della tematica che, in linea con l’orientamento dell’Associazione tutta, non avrebbe certamente approvato”. Tale circostanza, secondo l’AGCI Sicilia, avrebbe dovuto rendere nulle quelle proposte, venendo a mancare il presupposto sul quale si basa l’Alleanza delle Cooperative Italiane, cioè la rappresentanza unitaria dell’intero Movimento Cooperativo.
Secondo l’AGCI Sicilia, vietare la forma dell’amministratore unico rappresenta un passo indietro che riporta la cooperazione indietro di oltre 15 anni, a prima riforma del diritto societario introdotta dal d.lgs n. 6/2003, che ha segnato una importante conquista, soprattutto per le società cooperative di piccole dimensioni e con un numero ristretto di soci, cioè quella di potersi dotare di un amministratore unico che garantisse l’efficienza e la rapidità delle procedure di gestione dell’impresa.”. L’obbligo di affidare l’amministrazione della società ad un organo formato da almeno tre soggetti pone, per altro, una questione morale non di poco conto: nel caso di una cooperativa composta da tre soci, tale disposizione genera una paradossale identificazione tra l’organo di amministrazione e l’assemblea dei soci. Se ci riferiamo alla nostra realtà regionale - precisa il presidente Cappadona - oltre il 90% delle cooperative siciliane è rappresentato da piccole e micro-imprese cooperative le cui compagini sociali raramente superano i dieci soci.
Nell’incertezza creatasi in assenza di una disciplina transitoria, le prime indicazioni operative sono quelle fornite dal Ministro dello Sviluppo Economico Calenda ai revisori del Ministero, che prevedono la diffida per quelle cooperative che, in sede di ispezione, non avranno ancora ottemperato alla convocazione dell’assemblea dei soci. Ancora, nei casi in cui la procedura di ispezione fosse, invece, già in essere e il revisore si trovasse nella condizione di aver già diffidato o di dover diffidare l’impresa per motivi diversi, questi non potrà disporre una nuova diffida, ma dovrà limitarsi ad informare a mezzo posta elettronica certificata il legale rappresentante della cooperativa oggetto di ispezione. Soltanto in seguito, qualora la cooperativa non ottemperasse nei termini indicati dalla segnalazione, il revisore potrà proporre un provvedimento sanzionatorio.
Il MISE ha, inoltre istruito i propri revisori riguardo ad eventuali modifiche statutarie: queste interesseranno solamente le società cooperative che prevedono nel proprio statuto unicamente la forma dell’amministratore unico ovvero la validità delle cariche fino a revoca, anche in presenza di un Cda.
Rivendicando il proprio ruolo di difesa e tutela del Movimento Cooperativo, AGCI Sicilia dialogherà nelle sedi opportune per accompagnare le cooperative ad essa aderenti ad un adeguamento, nei modi e nei tempi, quanto più indolore alle nuove norme.
“Le indicazioni ministeriali in parte ricalcano quanto sostenuto dalla nostra Associazione, ma ci sono ancora tante ombre. È nostra intenzione - afferma il presidente Cappadona - sollecitare le articolazioni nazionali dell’Associazione affinché il Ministero dello Sviluppo Economico chiarisca in tempi rapidi la possibilità, per le cooperative interessate dalle modifiche statutarie, di procedere a tali modifiche attraverso la convocazione dell’assemblea ordinaria, evitando il ricorso ad onerose pratiche notarili”.
Credits: altrasicilia.it