Cultura è ricchezza, nascono le ICC. La nuovissima qualifica giuridica delle “imprese culturali e creative” è stata introdotta dalla Legge di stabilità 2018, entrata il vigore lo scorso 1° gennaio. Nella definizione ricadono imprese e soggetti anche del terzo settore (come società, associazioni e fondazioni no-profit). Al Sistema Produttivo Culturale e Creativo (SPCC) si deve il 6% della ricchezza prodotta in Italia, per un valore di 89,9 miliardi di euro. I dati sono quelli del rapporto 2017 “Io sono cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere. Il settore, inoltre, ha un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia pari a 1,8. Per ogni euro prodotto dal SPCC, se ne attivano 1,8 in altri settori. Gli 89,9 miliardi, infatti, ne “stimolano” altri 160, per arrivare a quasi 250 miliardi prodotti dall’intera filiera culturale, il 16,7% del valore aggiunto nazionale. Il principale beneficiario di questo effetto volano è il turismo: più di un terzo della spesa turistica nazionale, esattamente il 37,9%, è attivata proprio dalla cultura e dalla creatività.
“La cultura rappresenta uno dei più importanti asset strategici di sviluppo economico, specialmente per il Sud dell’Italia”, afferma il presidente di Agci Sicilia, Michele Cappadona.
Nella top ten delle province che producono ricchezza con la culturatroviamo Roma, Milano, Torino, Siena, Arezzo, Firenze, Aosta, Ancona, Bologna e Modena. Al primo posto tra le regioni troviamo Lazio e Lombardia, mentre il Mezzogiorno, ricchissimo di giacimenti culturali e con uno straordinario patrimonio storico, artistico e monumentale, riconosciuto a livello mondiale, non riesce ancora a trasformare questa opportunità in ricchezza; solo il 4,1% del valore aggiunto prodotto dal territorio è da attribuire alla cultura, il che rappresenta un problema ma allo stesso tempo un’opportunità di rilancio.
“È una sfida che l’Italia, ma soprattutto il Sud non può permettersi di perdere”, sostiene Michele Cappadona, “La cooperazione ha bisogno di regìa, strategia e strumenti, non astratti ma espressamente dedicati alla creazione e sviluppo delle imprese culturali. Guardiamo quindi con estremo interesse al riconoscimento istituzionale delle ICC. L’Associazione Generale delle Cooperative Italiane ha deciso un approccio concreto alle nuove norme, per valorizzare il lavoro degli operatori del settore. La cabina di regìa che vogliamo costituire dovrà puntare alla realizzazione di un sistema di sostegno alle imprese cooperative in grado di erogare servizi concreti: un’incubatore d’impresa culturale, per fare emergere progettualità e nuove iniziative, e un acceleratore, per sostenere le start-up a posizionarsi sul mercato”.
In Italia, le strutture riconosciute come incubatori d’impresa certificati dal MISE sono solo 35. Sono incubatori generalisti, non dedicati ad attività specificamente culturali e riferite in particolare a cooperative. Nessuna di queste 35 ha sede in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Abruzzo, Umbria e Valle d’Aosta.
“In tutto il meridione ci sono solo due incubatori certificati, uno in Campania l’altro in Sardegna”, sottolinea Cappadona. “Occorre ragionevolmente colmare questa lacuna. Agci Sicilia intende quindi investire nella realizzazione di una cabina di regìa per lo sviluppo del settore Culturalia regionale, promuovendo progettualità sul territorio e valendosi di risorse finanziarie come quelle disponibili attraverso il bando Cultura Crea. I progetti-pilota serviranno per sperimentare buone prassi, da ripetere e trasferire. L’attività di regìa strategica punterà alla creazione dell’incubatore d’impresa culturale, come struttura concreta e permanente di servizi rivolti allo sviluppo delle coop di settore”.
La legge 205/2017, art. 1, comma 58, prevede che entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore, il 1° gennaio 2018, i ministeri dei Beni culturali e del Turismo, di concerto con il Mise, emanino il decreto attuativo con la procedura per il riconoscimento della qualifica di impresa culturale e creativa. In favore delle ICC riconosciute è previsto un credito d’imposta pari al 30% delle spese sostenute per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi.
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