Juncker, l’Italia, il Sud. Tra fake-news, misunderstanding e smentite, le recenti polemiche sulle presunte dichiarazioni del presidente della Commissione Europea hanno riportato l’attenzione dell’opinione pubblica sulle gravi responsabilità di gestione nelle politiche nazionali di sviluppo del Mezzogiorno,
Stampa e social qualche giorno fa avevano riportato non esattamente la risposta di Jean-Claude Juncker a una domanda sulla disoccupazione giovanile nel Sud Italia, durante la conferenza ‘New Pact for Europe‘ a Bruxelles: “Gli italiani devono lavorare di più ed essere meno corrotti”.
La frase ha prodotto un comprensibile coro di unanime indignazione. In realtà la traduzione letterale, ora ampiamente diffusa da agenzie e mass-media, rivela che Juncker ha detto tutt’altro:
“Amo profondamente la ‘bella Italia’ ma non accetto che ogni cosa che va male nel Mezzogiorno sia spiegato con il fatto che l’Ue o la Commissione Europea non farebbero abbastanza. Sono gli italiani che devono prendersi cura delle regioni più povere del loro paese. Il che significa: più lavoro, meno corruzione, serietà. Li aiuteremo come abbiamo sempre fatto. Ma basta con questo gioco di caricare l’Europa di responsabilità. Un paese è un paese, una nazione è una nazione. Prima le nazioni, poi l’Europa”.
Le successive, rispettose, dichiarazioni di Juncker ai media sono state del tenore: “Nessuno dia lezioni all’Italia. I tedeschi in Grecia hanno esagerato“. E ancora: “Ho una certezza: gli italiani hanno una fine percezione di quello che è bene per il loro Paese”, confermando la volontà di non volersi “assolutamente immischiare in questioni di politica interna italiana”.
Ma è Gaetano Armao, vicepresidente della Regione Siciliana ed assessore all’Economia, che in una lettera aperta inviata ad un quotidiano online siciliano ha denunciato con forza il reale significato che emerge dalle dichiarazioni di Juncker. Le ha commentate così Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane: “Le riflessioni in cinque punti dell’Assessore Armao in seguito alle reali dichiarazioni di Juncker sono illuminanti. Il divario tra nord e sud dell’Italia esiste per colpa dello Stato, che in violazione dei principi costituzionali, non solo non effettua gli investimenti adeguati ma utilizza, da sempre, i fondi europei in funzione sostitutiva agli interventi ordinari omessi. Il governo nazionale viola e mistifica così la natura addizionale dei fondi europei, vanificando gli obiettivi di coesione per i quali sono concessi. Detto questo, non solo è scorretto ma ipocrita, da parte di alcuni politici antieuropei, riferirsi genericamente alla ‘corruzione’ (fenomeno che affligge tutti i Paesi europei) per giustificare ciò che in realtà sono violazioni dei doveri di solidarietà e coesione economico-sociale e territoriale da parte dello Stato verso il Sud e la Sicilia.”
Nella sua denuncia, Gaetano Armao ricorda anche che “i siciliani percepiscono la più bassa spesa pubblica consolidata (Stato, Regione, Provincia, Comune, -16%. della media italiana). Nel periodo 2012-2018 il contributo alla finanza pubblica corrisposto dalla Sicilia ammonta, se contempliamo anche il versamento sugli split payments solo per il 2018, a più di 8,5 miliardi di euro. Un prelievo forzoso inaccettabile che, considerato al netto di spese incomprimibili, toglie linfa vitale ad economie già al collasso”.
“Così come esiste un ‘Europa a due velocità‘ che rischia di dividere sempre più all’interno della UE le economie forti del Nord (Germania, Benelux, Paesi scandinavi e Paesi baltici) dai Paesi del Sud – conclude Michele Cappadona – in Italia il divario continua ad accentuarsi e nessuna politica concreta è stata finora adottata per colmarlo. L’assistenzialismo non è crescita economica, ruba la dignità dei giovani e non produce lavoro. La risposta alla povertà e alla fuga dei giovani dal Sud non può essere, come bene dice Armao, il mero ricorso al reddito di cittadinanza, piuttosto un piano strategico di sviluppo per il Mezzogiorno e le Isole”.
Credits: ilgazzettinodisicilia.it