Politico di lungo corso, parlamentare all’Assemblea Regionale Siciliana dal 2001, iscritto al gruppo parlamentare di Forza Italia, Riccardo Savona, palermitano, già direttore di banca, ha 66 anni (classe 1952) ed è il presidente della Seconda Commissione “Bilancio” a Palazzo dei Normanni.
In una delle rare pause tra i lavori parlamentari e gli impegni della più strategica delle Commissioni Ars, l’on. Riccardo Savona ha incontrato una delegazione dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, guidata da Franco Sprio, responsabile della Federazione Agci di Palermo. L’incontro ha dato modo all’on. Savona di rispondere alle domande dei rappresentanti della centrale cooperativa su alcuni temi critici.
Presidente Savona, il tema di stretta attualità che riguarda il mondo della cooperazione è l’accorpamento di Ircac e Crias in un unico istituto regionale per il credito agevolato (Irca) destinato alle imprese cooperative e agli artigiani. La bozza del regolamento di attuazione relativo all’istituzione dell’Irca, elaborata dal Governo Musumeci, ha suscitato perplessità sulla rappresentanza delle imprese. Cooperatori e artigiani avevano infatti due loro rappresentanti nel consiglio di amministrazione di Ircac e Crias che nella bozza, senza alcuna motivazione, vengono eliminati. Previsti solo due organi ma consultivi, i Comitati per il credito, rispettivamente, per le cooperative e per gli artigiani. L’Agci ha proposto che la rappresentanza negli organi venga comunque esercitata attraverso una rotazione delle associazioni delle imprese.
Spetta certamente al Governo della Regione, che ha la responsabilità istituzionale di emanare il regolamento di attuazione, di dare una risposta sul perché non vengano più previsti i rappresentanti delle imprese in consiglio di amministrazione. Ho letto invece della proposta di alternanza, analoga a quella con cui viene stabilita la turnazione per la presidenza del Consiglio della Unione Europea. In effetti riconosco che se in un organismo talmente più complesso si adotta un turn-over al vertice ogni sei mesi, nulla impedisce che i rappresentanti delle imprese si alternino per lo stesso periodo negli organi amministrativi dell’Irca. È una soluzione plausibile. Auspico che la questione possa essere risolta attraverso attenta concertazione con tutte le associazioni di categoria.
Per quanto riguarda il rapporto con il Governo nazionale, assistiamo ad un cambio di registro rispetto l’atteggiamento del Governo Crocetta. La stagione delle rinunce ai contenziosi per gli importi non corrisposti dallo Stato, in cambio di oboli, sembra del tutto cambiata, come sottolineato dall’assessore all’Economia Gaetano Armao.
Non c’è dubbio che un bilancio impegnato per l’85% da spese obbligatorie ha ben pochi spazi di manovra. Occorre ottenere da Roma maggiore respiro. Avere inaugurato l’azione di governo dichiarando l’apertura di una nuova lunga stagione negoziale con lo Stato, è senz’altro la linea migliore da adottare e mantenere con fermezza. I temi sono tantissimi, dal contenzioso sulle accise al riconoscimento dell’insularità, alla revisione degli accordi 2014, 2016, 2017, la modifica del contributo al conseguimento agli obiettivi di finanza pubblica, il rientro rateizzato del debito di bilancio regionale ereditato dal governo Crocetta.
Come giocano in termini di risorsa di spesa, i fondi UE assegnati alla Sicilia?
È quasi banale parlare delle difficoltà che vive la Sicilia, cronicamente in difficoltà a spendere i fondi europei assegnati. Sappiamo bene che il mancato rispetto dei limiti minimi di spesa indicati dalla UE, comporterebbe il 1° gennaio 2019 la perdita di ben 500 milioni di euro con procedura di disimpegno automatico. È vero che il personale degli uffici non è nelle condizioni di osservare il previsto ritmo di utilizzo delle risorse assegnate. C’è anche da ricordare che esiste un altro ostacolo importante: la cronica mancanza di fondi per il cofinanziamento. Ogni volta che si vuole attivare una misura, per esempio, del Fesr, fondo per il quale esiste un traguardo di spesa importante entro la fine dell’anno, bisogna faticosamente cercare da dove ricavare la quota a carico della Regione. Questa è una difficoltà cronica che rallenta gravemente l’utilizzazione dei fondi europei.
Parliamo dell’efficienza della macchina amministrativa regionale. Di recente il presidente Musumeci ha denunciato come criminale l’atteggiamento di quei dipendenti regionali il cui operato rallenta e paralizza le attività degli uffici pubblici.
Io penso sia sempre giusto che chi sbaglia paghi. Ciascun singolo comportamento di negligenza e incuria va perseguito con il massimo rigore. Non è una novità che una delle criticità della burocrazia regionale sia la mancanza del necessario livello di competenze, che si traduce in mancanza di efficenza nell’espletamento dei procedimenti amministrativi. Il che produce grave aggravio di costi e quindi danni. Concorrono due elementi tra loro strettamente collegati, a comporre un quadro negativo: il personale scarsamente qualificato a causa delle infelici “infornate politiche” di passate legislature e la saturazione delle piante organiche, che impedisce di fare i concorsi.
Per ultimo, ma non ultimo tema, le revisioni obbligatorie delle cooperative. Si parla con sempre maggiore insistenza di una riforma.
Anche in questo caso credo che si debba applicare semplice buon senso. I costi a carico delle cooperative, per le imprese di piccola e piccolissima dimensione, possono risultare troppo onerose. Probabilmente potrà essere opportuno rivedere, a sostegno delle imprese più deboli, le tabelle emanate dall’assessore alle Attività produttive, sentita la Commissione regionale per la Cooperazione.
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