Forte disagio per l’assenza di un intervento risolutivo, da parte dell’assessorato regionale alla Famiglia, sulle criticità che da anni persistono in merito all’accoglienza e permanenza dei minori stranieri non accompagnati presso le Comunità Alloggio per Minori iscritte all’albo ex art.26 L.R. 22/86. Non mancano le gravi conseguenze economiche negative per le strutture onerate dall’anacronistico decreto Crocetta 513/2016.
L’appello dell’Agci Sicilia all’assessore regionale Antonio Scavone e al presidente Nello Musumeci.
“L’Agci Sicilia ha costantemente seguito, con attenzione, le segnalazioni sullo stato di difficoltà delle nostre cooperative sociali che gestiscono Comunità Alloggio per Minori a causa del Decreto 513/2016 del Presidente della Regione Siciliana, che ha modificato la regolamentazione delle strutture che ospitano minori stranieri non accompagnati”, spiega Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Il provvedimento ha dettato gli attuali standard che devono rispettare le ‘strutture di accoglienza di secondo livello per MSNA’, dando allora un anno di tempo per agire gli adeguamenti e mantenere così l’iscrizione per tale tipologia all’albo regionale ex art. 26 l.r. 22/86. La nuova regolamentazione ha suscitato però da subito vive polemiche, inserendosi e accentuando i toni di un dibattito già aperto sull’inopportunità, in linea di principio, della differenziazione della tipologia delle comunità alloggio per l’accoglienza dei minori, a seconda se fossero stranieri oppure no. L’Agci Sicilia”, dichiara Cappadona, “si è sempre pronunciata decisamente contro questo orientamento che riteniamo illogico e incongruente, ancorché odioso e discriminatorio”.
Le cooperative sociali, così come altri soggetti del Terzo Settore, che si dedicano all’accoglienza di minori in stato di disagio o svantaggio, operano istituzionalmente per la tutela di soggetti a rischio senza alcuna distinzione di razza, lingua, religione, colore della pelle, religione e altro, alla luce del principio di non discriminazione sancito dall’art. 2 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia del 1989, ratificata dallo Stato Italiano con Legge n. 176 del 27 maggio 1991. C’è di più. La circolare emessa dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro con nota di Prot. n° 11740 del 24 marzo 2011, riferendosi alle comunità alloggio per minori si esprime in questi termini: “giova ricordare che queste strutture assistenziali, espletando un servizio di pronto soccorso sociale, non possono rifiutare l’accoglienza di soggetti minori immigrati non accompagnati, inviati da qualsivoglia soggetto giuridico pubblico”, contestualmente ammonendo come segue: “qualora questo Assessorato Regionale, su segnalazione delle autorità competenti, avrà notizia in ordine alla mancata disponibilità all’accoglienza di qualsiasi ente, applicherà le sanzioni previste dalla legge, compresa la cancellazione dell’Albo regionale sopra citato”. Ciò in logica coerenza la normativa nazionale e internazionale secondo cui il superiore interesse del minore deve risultare tutelato in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica.
“In sostanza”, continua Michele Cappadona, “prima del DP 513 del 18 gennaio 2016, le Comunità alloggio per minori, regolarmente iscritte all’albo regionale, potevano ospitare nelle loro strutture qualunque tipo di minore. Dopo, per chi voleva ospitare MSMA, è stata disposta l’iscrizione delle relative strutture in un nuovo specifico elenco regionale, con requisiti diversi, imponendo una scelta, nella sostanza così rappresentabile: ‘o accogli bianco o accogli nero’. Trasformando cooperative sociali e strutture da enti deputati all’integrazione ad enti portavoce di differenziazione, cancellando la loro stessa originaria autorizzazione”.
Appare quasi superfluo evidenziare che i termini della ricettività autorizzata nelle comunità alloggio per minori iscritte all’albo regionale ai sensi dell’art. 26 L.R. 22/86 non fanno alcun riferimento alla distinzione tra minori italiani e minori stranieri, ma determinano in modo esplicito, chiaro ed inequivocabile la necessità e l’opportunità di collocare nelle comunità alloggio tutti quei minori che versano in condizione di attestata fragilità, disagio familiare e sociale e – nella fattispecie – in stato di abbandono, così come si caratterizzano i minori stranieri non accompagnati.
“L’evidente incongruenza della situazione creatasi con il decreto 513/2016”, sottolinea Cappadona, “ha indotto la stessa Amministrazione Regionale, in attesa dell’adozione di un provvedimento specifico di modifica sostanziale, a concedere due successive proroghe alla scadenza dei termini per l’adeguamento delle strutture. La prima, di dodici mesi, con un decreto dell’ex presidente Rosario Crocetta. La seconda, di ulteriori sei mesi, esattamente un anno fa, il 29 marzo 2018, a firma dell’attuale presidente Nello Musumeci, è scaduta nell’ottobre del 2018. Da allora, a nulla sono valse le richieste che comunità, cooperative sociali e Agci hanno costantemente rivolto al Governo regionale. L’assenza d’intervento regolamentare (o una nuova proroga nel frattempo) ha comportato anche un gravissimo danno economico per le strutture, che non ricevono più le rette degli ultimi sei mesi, non risultando la loro posizione ‘regolare’.
Un aspetto importante da considerare è il numero drasticamente inferiore di migranti che ormai giungono in Italia. Guardando i dati degli ultimi due anni, appare privo di senso imporre una tipologia separata di strutture di accoglienza, ridotte in sostanza ad essere prive di ospiti.
Agci Sicilia si rivolge quindi al nuovo assessore regionale alla Famiglia, Antonio Scavone, per un appello alla sua sensibilità e al buon senso, nella certezza che si faccia tramite delle istanze qui rappresentate nei confronti del presidente Musumeci. Il ridottissimo flusso di MSNA rende anacronistico il decreto 513/2016 e basterebbe solo questo a giustificare la necessità di un intervento anche al di là di ciò che è doveroso fare per impedire processi di discriminazione razziale estranei alla nostra cultura. È odioso imporre la scelta di destinare le strutture ai minori italiani o dei minori stranieri in comunità nate secondo il principio della solidarietà e dell’integrazione sociale. È ingiusto nei confronti di cooperatori, dipendenti e operatori del Terzo Settore mettere le loro strutture in condizioni per le quali queste risultino non regolari e non possono percepire quanto dovuto. Migliaia di lavoratori siciliani quotidianamente impegnati nel sociale, e le loro famiglie, meritano una risposta di dignità e rispetto”.
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