"La marcia del gambero" è il titolo del primo numero di Zoom Sicilia, il nuovo report semestrale Cisl-Diste di analisi congiunturale e outlook delle tendenze sociali e dell’economia.
L’iniziativa nasce dalla partnership tra la sigla sindacale guidata in Sicilia da Sebastiano Cappuccio e Diste Consulting, l’istituto di studi territoriali presieduto da Alessandro La Monica e diretto da un comitato scientifico con al timone l’economista Pietro Busetta.
“Il motto scelto per il primo numero, ‘La marcia del gambero’, è decisamente appropriato per sintetizzare l’andamento attuale dell’economia siciliana”, osserva Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Nonostante alcuni indicatori registrino piccoli passi in avanti, il sistema complessivamente ancora cammina all’indietro: una perdita netta di circa 4.000 posti di lavoro rispetto al 2017, 118.000 rispetto al 2007. Il prodotto interno lordo registra un +0,5% sul 2017: però il PIL del 2006 era più basso del 33% della media nazionale, mentre oggi rasentiamo il -40%. In Sicilia ben 500 start-up innovative nate nel 2018, il 26% in più dell’anno precedente. Ma un contesto 'senza ossigeno' in cui solo il 17,5% delle imprese riesce a saldare le fatture nei termini di legge. Il valore aggiunto prodotto è cresciuto del 3,6% in agricoltura, del 2% nell’industria, dello 0,2% nei servizi. Nel 2018 le unità attive non artigiane si sono aggirate attorno a 297 mila, con un aumento dello 0,6%. Se guardiamo però l’apparato produttivo nel decennio 2008-2018 il dato è deficitario (-3,8%). Le uniche due province dell’Isola che hanno chiuso in positivo per numero di imprese non artigiane attive nel territorio rispetto al 2017, sono Ragusa (+7%) e Siracusa (+5,2%). I piccoli segnali positivi non bastano, come già detto, a mantenere i livelli occupazionali (-0,3%)”.
Tra il 2007 e il 2018 la quota dei lavoratori dipendenti contrattualizzati a tempo indeterminato si è ridotta dall’80,4% al 76,7% e quella degli occupati a tempo pieno dall’87,1% all’78,8%.
L’Isola si conferma ancora una volta tra le regioni in cui la Pubblica Amministrazione funziona peggio (dati Cgia), seguita nell’ordine da Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo e Calabria.
“Soddisfazione per i recenti dati Accredia che confermano nel 2018 la Sicilia al primo posto in Italia per l’offerta di produzioni biologiche”, dichiara Cappadona. “Sono 8812 le imprese siciliane certificate Bio, pari al 14% delle aziende biologiche italiane (62.364 unità). Seguono Emilia Romagna con 5.374 aziende, Toscana con 4.663 unità e Lazio con 4.045 imprese”.
Turismo, la Sicilia non riesce a sfruttare la sua ricchezza: nel 2017 solo circa 29 presenze turistiche ogni 10 abitanti, a fronte delle quasi 70 a livello nazionale. I dati Istat 2017 dicono che nell’Isola le presenze negli esercizi ricettivi turistici sono 14,7 milioni circa, (+5,5% dal 2008) mentre il numero complessivo italiano di presenze è 420,6 milioni (+12,6%).
Il rapporto Cisl-Diste stigmatizza inoltre la vicenda relativa al Ponte sullo Stretto, sottolineando come in Italia sotto i mille km di percorrenza l’alta velocità sta rapidamente sostituendo gli aerei, ormai usati solo dagli stranieri, dai siciliani e dai sardi. L’AD di Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini, ha dichiarato più volte che il ponte è indispensabile per i treni e che il suo ente è disposto a pagarlo con i fondi già disponibili per l’alta velocità italiana. Intanto, a tre anni dal riconoscimento UE della condizione di insularità di Sicilia e Sardegna, i siciliani a differenza dei sardi «non godono della continuità territoriale aerea» che da e per la Sardegna consente di pagare per tratta «non più di 50 euro»
“Il turismo come leva formidabile per lo sviluppo della Sicilia è uno dei temi principali su cui Agci si batte da tempo”, sottolinea Cappadona. “Se tante regioni italiane meno dotate della nostra sono in grado di esercitare un maggiore grado di attrazione, è evidente che occorrono serie e concrete strategie d’investimento e programmazione da parte del nostro governo regionale.
Il report cita il Ponte sullo Stretto evidenziando quanti soldi è costato finora non farlo. L'argomento però non può essere scisso da quello complessivo delle infrastrutture: è perfettamente inefficace costruire un collegamento stradale / ferroviario dal costo di circa 4 miliardi di euro, un ponte lungo 3,7 km, quando il resto della Sicilia resta comunque privo di adeguate reti di trasporto, con l’86% della rete ferroviaria a binario unico (1369 km, sviluppo lineare peraltro del tutto insufficiente). Non deve dimenticarsi che quasi la metà della rete (578 km) addirittura non è elettrificata, e utilizza motori diesel. Fare il Ponte per arrivare semplicemente a Messina senza poter circolare in Sicilia, in assenza di un vero sistema stradale e con un migliaio di km di ferrovie a senso unico alternato è privo di senso”.
Un altro indicatore considerato nel report di Zoom Sicilia riguarda le modifiche del sistema bancario. Nel 2017 un comune siciliano su cinque (82 su 390) non ha più neanche uno sportello bancario. Le 63 banche con sede amministrativa nell’Isola nel 1996, si sono ridotte a 26 a fine 2017. Gli sportelli, che erano oltre 1600 nel 1996, (ed oltre 1800 nel 2008), sono scesi a 1416 nel 2017.
“Agci è molto sensibile ai temi che riguardano l’accesso al credito, in particolare da perte delle micro e piccole imprese sottocapitalizzate”, continua Cappadona. “Aspettiamo da tempo che il governo risolva il nodo della fusione che ha deciso per i due istituti regionali di credito agevolato alle imprese cooperative (Ircac) e artigiane (Crias) nel nuovo Irca, paralizzando nel frattempo le operazioni in favore delle aziende.
Condividiamo il commento espresso dallo stesso segretario generale della Cisl Sicilia, Sebastano Cappuccio, in sede di presentazione del report: archiviato il Collegato alla finanziaria occorre aprire subito aprire un dialogo con il governo Musumeci per avviare una stagione di politiche di medio-lungo termine, ispirate ad una visione di concreto sviluppo, piuttosto che alla gestione dell’ordinario in regime di eterna emergenza. Occorre senz’altro una riforma dell’intero apparato burocratico regionale, che oggi rallenta, complica e paralizza qualsiasi procedura amministrativa. I ritardi degli uffici pubblici uccidono le imprese, soffocano l’economia, sottraggono posti di lavoro. Occorre finalmente ricordare ad una classe politica in perenne campagna elettorale che la prima missione di chi vuole governare è assicurare crescita e occupazione”.
Credits: altrasicilia.it