Lo scorso 21 maggio è entrato in vigore il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali, che Agci Solidarietà, Federsolidarietà e Legacoopsociali hanno siglato con le parti sindacali.
Il rinnovo del ccnl ha riproposto come tema di attualità il fenomeno cronico del pagamento sottocosto da parte delle amministrazioni comunali dei servizi di assistenza erogati da cooperative sociali e generalmente enti del Terzo Settore, rispetto ai parametri imposti dalle norme, dai diritti dei lavoratori e dalle condizioni stabilite dagli stessi Comuni.
Le condizioni economiche imposte agli enti sono inadeguate e incoerenti rispetto agli oneri di produzione dei servizi, comportano l’abbassamento della qualità dell’assistenza ai cittadini utenti e rappresentano una vera e propria istigazione al lavoro nero.
“La sensibile e insostenibile divergenza tra le condizioni economiche attualmente riconosciute dalle amministrazione comunali e corrisposte alle imprese sociali che gestiscono i servizi di assistenza domiciliare (SAD) e i reali costi diretti e indiretti di gestione, è stato di recente oggetto di confronto con il Comune di Palermo”, spiega Franco Sprio, presidente della Federazione di Palermo dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Dopo una serie d’incontri con il Settore Servizi Socio Assistenziali comunali, abbiamo trasmesso un documento a firma di Agci, Confcooperative e Legacoop con un report esemplificativo del costo mensile di un servizio SAD per 20 utenti, che illustra come a fronte della cifra riconosciuta dalla PA di 5616 euro, la cooperativa sociale erogando le prestazioni secondo le puntuali indicazioni del Comune, ha costi per 8028 euro, con una perdita mensile di 2412 euro”.
“Com’è evidente, non si può pensare che una società cooperativa possa mantenere la propria esistenza con 5600 euro al mese, imponendo lo svolgimento di modalità di espletamento del servizio con un determinato organico di personale, specifiche caratteristiche professionali e relativo carico di lavoro, e pretendere di pagare meno dei costi di produzione previsti da norme e contratti di lavoro. Questa modalità esercitata dal Comune, non entrando nel merito del più generale problema dei ritardi nei pagamenti, pone gli enti prima in grave crisi finanziaria, conducendo poi quelli che non volessero commettere illegalità nella gestione, ineluttabilmente al fallimento”.
"È del tutto coerente aspettarsi che al rinnovo del contratto di lavoro di settore seguano forme di automatismo nella modifica delle rette e dei costi dei servizi. È indubbiamente un’elementare questione di civiltà che servizi di assistenza dedicati alle fasce più fragili meritino un riconoscimento economico e sociale consono alla loro importanza.
Il nostro impegno come Centrale cooperativa è quello di promuovere la legalità, la finalità mutualistica e la missione di comunità, ponendo la massima attenzione nel tutelare sempre la buona cooperazione distinguendola dalla cattiva cooperazione. Tutto questo comporta necessariamente anche un costante confronto con il Comune committente, per esigere che qualità e legalità vengano mantenute. Ma è ciò è impossibile se le Amministrazioni Pubbliche, per cui svolgiamo servizi, non recepiscono gli aumenti contrattuali nel quantificare le rette da corrispondere né perseguono la più elementare coerenza tra costi reali, forme organizzative del lavoro e i diritti e i bisogni delle persone di cui ci prendiamo cura”.
Credits: altrasicilia.it