Sul piede di guerra le associazioni che si dicono ”maggiormente rappresentative” delle imprese cooperative e artigiane, per l’annunciata adozione del principio di rotazione annuale dei due componenti sui cinque previsti nel Consiglio di amministrazione dell’IRCA.
Credito agevolato, dopo l’annuncio della formulazione definitiva del regolamento dell’IRCA, il nuovo istituto della Regione che ha riunito le preesistenti casse (Crias per gli artigiani, Ircac per le cooperative), si innesca una nuova polemica contro l’assetto della governance deciso dall’assessore alle Attività produttive, Mimmo Turano.
Lo scorso 12 giugno, in una riunione convocata a Palazzo d’Orleans con le associazioni di artigiani e cooperative alla presenza del presidente della Regione Nello Musumeci, l’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano ha annunciato l’impegno a nome del Governo di procedere immediatamente all’avvio dell’operatività dell’IRCA. Turano ha spiegato, infatti, essersi conclusa la formulazione del regolamento del nuovo istituto, dopo il recepimento, da parte del Governo regionale, del contenuto della Risoluzione n. 6 della Seconda Commissione ARS “Bilancio” del 30 maggio 2019, con oggetto “Misure per il rilancio dell’economia nel settore artigianato e cooperativo”.
La risoluzione della Commissione Bilancio, presieduta dall’on. Riccardo Savona, ha tra l’altro impegnato il Governo della Regione “a garantire, nella composizione del Consiglio di Amministrazione dell’IRCA, nell’ambito dei due componenti in rappresentanza delle associazioni di categoria, la presenza di un componente espressione delle organizzazioni rappresentative delle imprese cooperative e di un componente espressione delle imprese artigiane, garantendo, altresì, per ciascuno dei due componenti, il principio della rotazione con cadenza annuale tra le rispettive associazioni di categoria”.
La Commissione Bilancio è intervenuta, nella stessa risoluzione, su un altro aspetto che aveva diviso le centrali cooperative. “L’Associazione Generale delle Cooperative Italiane infatti ha condotto una battaglia per la riduzione dei costi della revisione obbligatoria biennale, che in Sicilia senza motivo sono da anni sensibilmente più alti di quelli delle altre Regioni d’Italia”, afferma Franco Sprio, presidente Agci Palermo. “Battaglia di equità in favore delle imprese, che ha portato la Commissione a impegnare il Governo Musumeci affinché determini l’importo del contributo per le spese di revisione delle cooperative in misura non superiore a quella prevista a livello nazionale”.
Il principio di rotazione annuale in cda IRCA mette in discussione la leadership di CNA e Confcooperative
Il contrasto con l’assessore Turano rispetto all’impianto di governance dell’IRCA, già deciso in accordo con le specifiche indicazioni della Commissione Bilancio, viene mosso dalle cosiddette associazioni con “maggiore rappresentatività”, che si oppongono alla rotazione in consiglio di amministrazione tra tutte le sigle di categoria. Principio adottato invece per equità, dando voce e giusta tutela a ciascuna associazione riconosciuta, che cioè soddisfa requisiti minimi di rappresentanza espressamente previsti dalle norme di settore.
Si oppongono strenuamente alla rotazione in cda tra tutte le associazioni i catanesi Sebastiano Battiato, presidente della CNA – Confederazione nazionale dell’artigianato, e Gaetano Mancini di Confcooperative, senza però addurre nessuna consistente motivazione. La rotazione annuale dei due membri su cinque del cda viene contestata perché genericamente procurerebbe “inefficienza” e un “complesso impegno” della macchina amministrativa. Analogicamente però, se il principio di rotazione funziona con efficienza addirittura per la carica di presidente del Consiglio dell’Unione europea, che si alterna ogni sei mesi, non si comprende come si possa sostenerne l’inefficienza per una realtà decisamente meno complicata e un ruolo enormemente meno impegnativo come quello di consigliere dell’IRCA.
Non si fermano a questo coloro che si oppongono alla rotazione. Propongono anche un complicato meccanismo “attraverso nomine congiunte tra più associazioni”. Un po’ come sostenere che Malta, Cipro e Slovacchia, invece di alternarsi, potessero accordarsi affinché fosse nominato solo “il più rappresentativo” per un periodo più lungo. Come se non si trattasse dell’applicazione significativa di un principio elementare di democrazia “per testa”, ma soltanto di fatti loro.
È il caso di ricordare che l’accorpamento di Ircac e Crias è stato politicamente motivato dal Governo Musumeci con il voler voltare pagina rispetto ad una gestione dei due istituti fortemente deficitaria, certamente non efficiente, i cui buchi di bilancio e sofferenze coesistevano con consigli di amministrazione dove, in entrambi gli istituti, due membri su tre erano espressi proprio dalle sigle di “maggiore rappresentatività”.
Un ultimo appunto riguarda i rapporti contraddittori tra le centrali cooperative siciliane. In teoria Agci, Confcooperative e Legacoop dovrebbero muoversi nel contesto solidale e paritetico dell’Alleanza delle Cooperative. Ma l’ACI è un patto che, pare, resterà inapplicabile nell’Isola finché la Confcooperative di Gaetano Mancini continuerà a volersi porre direttamente come unico interlocutore “maggiormente rappresentativo” con la pubblica amministrazione, tra l’indifferenza della Legacoop e la conseguente, inevitabile, presa di distanza dell’Agci.
Credits: ilgazzettinodisicilia.it