All’indomani della sua prima visita istituzionale nell’Isola, 100 sindaci ed amministratori di piccoli Comuni di tutte le province siciliane hanno sottoscritto una lettera aperta al neo ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, per sollecitare l’attuazione della legge “Salva borghi”, l’adozione di provvedimenti per la viabilità e la stabilizzazione dei precari.
La cosiddetta legge “Salva borghi” del 6 ottobre 2017, n. 158, riguarda i piccoli Comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, nonché quelli istituiti a seguito di fusione tra comuni aventi ciascuno popolazione fino a 5.000 abitanti.
“Sviluppo del territorio, occorre attivare le risorse esistenti ma inutilizzate. I piccoli Comuni in Sicilia, secondo i dati Ancitel, sono 207 su 390, il 53,08%, più della metà”, sottolinea Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane – Agci Sicilia. “Sul totale dei 7914 Comuni in Italia, quelli con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti sono 5.564 (pari a quasi il 70 per cento del totale). Di questi ben 3.486 comuni hanno una popolazione inferiore ai 2.000 abitanti (46,7 % del totale). In essi risiedono circa 10 milioni di abitanti, il 16,5 per cento della popolazione nazionale (60,5 milioni). I dati forniscono un quadro che pone la necessità di grande attenzione e di interventi urgenti, e di una accurata programmazione ad ampio raggio nella gestione del territorio in tutto il Paese, soprattutto in Sicilia dove criticità e gap locali e di sistema hanno raggiunto livelli insostenibili. Occorre una regìa in grado di armonizzare risorse e misure statali e regionali, quali Zes, Zfm e la promozione di imprese di sviluppo locale, come le cooperative di comunità.
La legge n. 158/2017, approvata all’unanimità la scorsa legislatura, prevede misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni fino a 5.000 abitanti con l’obiettivo di contrastare il grave spopolamento, il costante invecchiamento della popolazione residente, la perdita di servizi pubblici, l’impoverimento delle attività economiche, l’isolamento crescente.
Durante il precedente governo Conte, lo scorso marzo, era stata presentata un’interrogazione alla presidenza del Consiglio, al ministero dell’Interno, al Mibac, al ministero per la Pa e al ministero delle Infrastrutture da parte dei deputati del Pd (primo firmatario Enrico Borghi), con cui si chiedeva di assumere con la massima sollecitudine iniziative per la integrale e completa attuazione della legge sui piccoli Comuni, “evitando altri gravi e ingiustificati ritardi che già hanno cagionato nel primo anno della XVIII legislatura pesanti pregiudizi”.
Le risorse previste fino al 2023, che ammontano a 160 milioni di euro, sono finora rimaste inutilizzate”.
La piena applicazione della legge “Salva borghi” – com’è stato rappresentato nell’interrogazione parlamentare dello scorso marzo – necessita dell’urgente adozione di provvedimenti attuativi: per definire, mediante decreto del Ministro dell’interno, i parametri necessari per determinare le tipologie di comuni che possono godere dei finanziamenti previsti; per stabilire, mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, l’effettivo elenco dei comuni che possono accedervi; per predisporre il piano nazionale per la riqualificazione, mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri; per definire il piano per l’istruzione destinato alle zone rurali e montane di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Inattuate risultano anche altre previsioni di sviluppo territoriale, quali la realizzazione di circuiti e itinerari turistico-culturali ed enogastronomici, diretti alla rinnovata fruizione dei percorsi collegati alla rete ferroviaria storica di competenza del Ministro per i beni e le attività culturali e l’individuazione di specifiche iniziative di innovazione tecnologica per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti di competenza del Ministro per la pubblica amministrazione. Strategico è anche lo sviluppo della banda ultra larga per l’accesso alle reti a connessione veloce e ultraveloce; inoltre, i progetti informatici riguardanti i piccoli comuni hanno la precedenza nell’accesso ai finanziamenti pubblici previsti dalla normativa vigente per la realizzazione dei programmi di e-government.
“La legge 158/2017 è uno strumento formidabile non solo per il rilancio dei piccoli comuni in termini economici”, spiega Cappadona, “ma anche per contrastare i fenomeni di calo demografico negli ultimi decenni, in conseguenza della costante riduzione in qualità e quantità di servizi essenziali come l’istruzione la salute e i trasporti. All’art.3 viene istituito il ‘Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni’ destinato al finanziamento di investimenti diretti alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, alla mitigazione del rischio idrogeologico, alla salvaguardia e alla riqualificazione urbana dei centri storici, alla messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici nonché alla promozione dello sviluppo economico e sociale e all’insediamento di nuove attività produttive. Nel Fondo confluiscono anche le risorse del dlgs 281/1997, destinate esclusivamente al finanziamento degli interventi di ristrutturazione dei percorsi viari di particolare valore storico e culturale destinati ad accogliere flussi turistici che utilizzino modalità di trasporto a basso impatto ambientale.
Gli interventi di sostegno e valorizzazione previsti prevedono una grande varietà di azioni: il recupero dei centri storici, il contrasto dell’abbandono di immobili, l’acquisizione di case cantoniere e stazioni ferroviarie disabilitate, il recupero dei beni culturali, storici, artistici e librari degli enti religiosi, la realizzazione di alberghi diffusi, il miglioramento dei collegamenti, delle reti infrastrutturali e di trasporti, la promozione di prodotti tipici locali, di filiera corta o a chilometro utile. Auspichiamo quindi”, conclude Cappadona, “che il nuovo governo Conte intervenga con urgenza emanando i decreti attuativi che possano sbloccare le preziose risorse inutilizzate di cui i piccoli Comuni, in Sicilia come nel resto del Paese hanno un disperato bisogno”.
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