Agroecologia, consenso trasversale su nuove norme in Sicilia in vista dell’entrata in vigore, il 1° gennaio 2021, del nuovo Regolamento UE sui prodotti biologici.
Subito dopo la consultazione nazionale sulla bozza del PAN (piano d’azione nazionale) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura indetta da Mipaft, Ministero della Salute e Ministero dell’Ambiente, chiusa lo scorso 15 ottobre 2019, nella Regione Sicilia si presenta un disegno di legge che interviene nel settore agrobiologico.
La proposta di legge regionale, 14 articoli, è il frutto del percorso condiviso e di co-progettazione tra un gran numero di realtà e attori competenti di settore, riuniti nella rete “L’Isola che c’è”, e una rappresentanza trasversale di deputati dell’Ars.
L’iniziativa parlamentare ispirata ai principi dell’agricoltura biologica e finalizzata a disegnare e gestire sistemi agro-alimentari sostenibili rappresenta una proficua sperimentazione di rapporto complementare tra democrazia partecipativa e democrazia rappresentativa.
“Lo sviluppo e il sostegno dell’intera filiera dei prodotti agro-alimentari biologici, e la filosofia dell’agroecologia, del rispetto ambientale e della natura per una sana alimentazione, sono uno dei cardini delle politiche AGCI per promuovere l’agricoltura italiana di qualità”, afferma Michele Cappadona, presidente Regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane.
“Ricordiamo che gli europarlamentari italiani hanno correttamente votato contro il regolamento UE 2018/848 che entrerà in vigore il primo gennaio 2021, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici: l’eliminazione delle soglie per i residui dei fitofarmaci è stato un grande errore, poiché può creare confusione rispetto all’agricoltura convenzionale. I prodotti bio di qualità come quelli italiani meritano di essere identificati, difesi e valorizzati attraverso norme più restrittive sull’uso dei fitofarmaci, con meno deroghe in caso di accordi bilaterali e soglie massime anche in caso di contaminazione fortuita. Soprattutto perché il successo del bio, e la solidità delle imprese di filiera, si basano sulla fiducia dei consumatori a cui va riservata la massima tutela”.
“All’interno dell’AGCI si trovano cooperative di primissimo piano che operano nel settore bio”, sottolinea Michele Cappadona. “Basta citare Fileni, il terzo produttore avicunicolo nazionale e il primo nel comparto delle carni bianche biologiche; per non parlare di Colomba Bianca, primo produttore italiano di vino biologico, che conta in Sicilia 2480 soci e comprende 7500 ettari di vigneti tra le province di Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta e Ragusa; oppure di Salamita, cooperativa di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, specializzata in prodotti di agricoltura biologica e biodinamica dal 1972”.
Il 25 ottobre si è celebrato il World Pasta Day, in Italia organizzato dall’Unione Italiana Food e l’International Pasta Organisation, il cui presidente Paolo Barilla ha spiegato:”Ora produciamo pasta con il minor impatto possibile e le colture sono strutturate per usare sempre meno chimica. Ma soprattutto oggi è cambiata la consapevolezza: ora tutti sappiamo che un prodotto che rispetta l’ambiente, è migliore per tutti”. Per essere certi della mancanza assoluta di residui di pesticidi dannosi alla salute ed escludere la prassi di miscelare grani contaminati con grani privi di contaminazione, è necessario acquistare Pasta Biologica certificata, con un’etichettatura obbligatoria che rispetti così il diritto dei consumatori di essere certi di non mangiare prodotti contaminati da pesticidi chimici.
Un prodotto ottiene la certificazione come bio solamente se non viene sottoposto ad agrofarmaci, fertilizzanti chimici e antibiotici; vietati anche gli Organismi geneticamente modificati (Ogm). Per quanto riguarda i prodotti alimentari lavorati, il logo bio certifica che almeno il 95% degli ingredienti provengono da materie prime biologiche.
“Consideriamo un successo”, conclude Cappadona, “oltre che i contenuti e le finalità di merito, in particolare il metodo con cui si è giunti alla proposta di legge sull’agricoltura biologica appena presentata in Sicilia, formulata attraverso un percorso di co-progettazione promosso dalla rete L’Isola che c’è tra attori di filiera e parlamentari ARS, in un’ottica trasversale, rispettosa delle istanze dei produttori, dei consumatori e dei territori. Metodo che auspichiamo possa diventare una buona prassi da continuare ad adottare”.
La Regione Siciliana si doterà, quindi, di uno strumento che guarda alla produzione alimentare basata sull’interazione tra le migliori prassi in materia di tutela ambientale e azione per il clima, favorendo la conservazione della biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, e garantendo l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e di norme inerenti la qualità dei prodotti a tutela della salute dei cittadini consumatori. Il disegno di legge, inoltre, mira a promuovere il corto raggio, i mercatini locali, i negozi di vicinato, le filiere corte per favorire le produzioni e i consumi locali salvaguardando gli elementi del paesaggio naturale. Il percorso, durato un anno, ha visto coinvolti i rappresentanti di circa 60 realtà operanti nei territori in diversi ambiti e una schiera trasversale di deputati Ars. L’articolato di legge rappresenta la sperimentazione di un metodo che prevede la dimensione paritaria, nel rispetto di ruoli e funzioni, tra rappresentanti e quel segmento società quotidianamente impegnata in prassi di cambiamento sostanziale sul piano sociale, culturale, economico.
“Stiamo sperimentando – spiega Alfio Foti, della rete L’Isola che c’è – un percorso condiviso e paritario tra esponenti della società nei diversi settori, che a nostro avviso praticano il cambiamento e non si limitano a enunciarlo, e i deputati disponibili, 23 in tutto, per accogliere e fare proprie le istanze che arrivano dai territori”.
Tra le novità contenute nella proposta di legge, all’art. 5, l’adozione del Piano d’azione regionale per l’agricoltura biologica e per l’acquacoltura biologica, che ha come obiettivo, fra l’altro, quello di favorire la conversione al metodo biologico delle imprese agricole e agroalimentari con particolare riguardo alle piccole e medie aziende agricole e dell’acquacoltura, anche attraverso l’individuazione e l’utilizzo degli strumenti di attivazione delle politiche di sviluppo rurale; sostenere la costituzione di forme associative per rafforzare l’organizzazione della filiera dei prodotti biologici, ponendo particolare attenzione al ruolo delle piccole e medie aziende agricole all’interno della filiera; incentivare il consumo dei prodotti biologici.
All’art. 7 viene prevista la costituzione dei biodistretti agroalimentari con la finalità di promuovere l’uso sostenibile delle risorse naturali e locali nei processi produttivi agricoli, finalizzato alla tutela degli ecosistemi e sostenere le attività collegate all’agricoltura biologica, quali la somministrazione di cibi biologici nella ristorazione pubblica e collettiva, la vendita diretta di prodotti biologici, l’attività agrituristica, il turismo rurale, le azioni finalizzate alla tutela, alla valorizzazione e alla conservazione della biodiversità agricola e naturale e l’agricoltura sociale.
Normativa del Biologico [link]
Credits: ilGazzettinodiSicilia