A Palermo i rappresentanti dei Comuni della Sicilia riuniti in assemblea straordinaria per fronteggiare l’emergenza-dissesto. Presenti il presidente della Regione Nello Musumeci e gli assessori Gaetano Armao (Economia), Bernadette Grasso (Autonomie locali) e Ruggero Razza (Salute).
L’assemblea Anci Sicilia è stata convocata per la grave situazione finanziaria degli enti locali, che non solo non consente azioni finalizzate a favorire lo sviluppo economico e a sostenere il sistema infrastrutturale, ma neppure di poter contare, con certezza, su risorse finanziarie previste in bilancio finalizzate al pagamento dei mutui e a realizzare investimenti in favore delle comunità.
Annunciato, durante i lavori, l’accordo tra Governo Musumeci e ministero dell’Economia, che consente il trasferimento del saldo di 70 milioni su totale dei 115 del Fondo regionale per gli investimenti, permettendo di evitare per il 2019 il dissesto dei Comuni siciliani in pericolo, per l’impossibilità di far fronte alle rate dei mutui.
Sull'emergenza lavoro, durante l’assemblea hanno preso la parola rappresentanti sindacali e anche don Antonio Garau, Parroco della Parrocchia di San Paolo Apostolo a Palermo, ispiratore del movimento “La valigia di cartone”, che si pone l’obiettivo di scongiurare l’esodo di tanti giovani dalla nostra terra promuovendo l’occupazione giovanile.
"I sindaci dicono basta all'emergenza affrontata con logiche di emergenza”, dichiara il presidente Anci Sicilia Leoluca Orlando. “Abbiamo raggiunto un'intesa con il Governo della Regione, finalizzata a lavorare insieme a un Piano di sviluppo triennale che parta dai territori e che metta al centro la programmazione per assicurare i servizi ai cittadini migliorando la qualità di vita di ciascun siciliano”.
Deciso inoltre che Comuni e Governo della Sicilia chiederanno congiuntamente un confronto stabile con lo Stato per rivedere e porre rimedio alle condizioni di grave difficoltà finanziaria, conseguenti all’accordo Renzi-Crocetta del 2016, e che venga impedita l’autonomia differenziata delle Regioni del Nord senza avere stabilito quali siano i livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti ai cittadini, secondo l’articolo 117 della Costituzione, su tutto il territorio nazionale.
“Un quadro preoccupante, di estrema gravità, un’emergenza verso cui l’intervento deve essere immediato, tangibile e frutto di coordinamento interistituzionale. È questo l’allarme che sono stati chiamati a fronteggiare il 27 dicembre scorso gli amministratori degli enti locali siciliani”, commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “La situazione critica delineata durante l’assemblea straordinaria Anci Sicilia riguarda una situazione di collasso generale, di criticità permanente che paralizza tanto l’economia dell’Isola che i servizi fondamentali ai cittadini. È intollerabile che i conferimenti ai Comuni del 'Fondo investimenti' vengano annunciati (e non ancora trasferiti) a tre giorni dalla fine dell’esercizio finanziario, quando in Sicilia su 390 Comuni, sui conti 2019, ben 30 sono in dissesto e altri 60 in gravissime difficoltà. E se per il 2020 venissero ancora ridotte le risorse (il Fondo per le autonomie è già sceso da 900 milioni di euro a 340, di cui solo 260 disponibili) il dissesto colpirebbe 200 Comuni. D’altra parte”, continua Cappadona, “Regione ed enti locali condividono il problema di una burocrazia inefficiente, con carenza di personale qualificato, problema riproposto di recente dal rischio di perdere i fondi del Patto per il Sud, inutilizzati da anni. L’AGCI da sempre combatte contro i ritardi nei pagamenti dei fornitori della pubblica amministrazione, a volte di ben due anni, che nel caso dell’assistenza sociosanitaria colpiscono largamente il mondo della cooperazione, causando la chiusura delle attività, contenziosi con il personale, disagi e interruzioni dei servizi agli utenti”.
Giunta Musumeci graziata dal provvedimento 'Salva Sicilia' del governo Conte Bis, che consente di spalmare il disavanzo in dieci anni
L’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato di misura, nella seduta del 28 dicembre 2019, i disegni di legge di rendiconto 2018 e l’assestamento di bilancio 2019. Entro fine anno il governo Musumeci approverà l’esercizio provvisorio per i primi due mesi del 2020. A gennaio la Giunta licenzierà i ddl di bilancio definitivo e stabilità, senza alcun collegato.
“Il provvedimento di assestamento che ha salvato i conti della Regione è stato possibile solo dopo che il decreto legislativo del governo Conte Bis ha consentito di spalmare il disavanzo in dieci anni invece che su tre”, afferma Cappadona. “Questo dopo il pesante giudizio della Corte dei Conti sulla Parifica di bilancio, che ha bacchetato l'operato del governo della Regione. Dei 7 miliardi di disavanzo è ormai accertato che 1 miliardo è relativo alla gestione di esercizio 2018 della presidenza Musumeci. Il salvataggio comporta però che già nel 2020 vi siano oltre 400 milioni di rate da pagare per il ripianamento. C’è bisogno dunque che il cambio di passo ci sia davvero. A quanto pare, infatti, a migliorare la situazione della macchina burocratica regionale per l’utilizzazione dei fondi UE non basta neanche il ricorso di Nello Musumeci a competenze prestigiose come quelle della società “Deloitte Consulting”, che per il PO FESR Sicilia avrebbe contrattualizzato ben 120 esperti: quelli con esperienza inferiore a quattro anni, percepiscono 234 euro lordi al giorno; quelli con esperienza superiore, ne guadagnano 285; i capi progetti arrivano fino a 440 euro al giorno.
Le misure destinate al sostegno delle aziende siciliane sono largamente inadeguate, come quelle che dovrebbero consentire l’accesso al credito delle micro e piccole-medie imprese, anche quelle cooperative e artigiane che avrebbero costituzionalmente diritto a speciali tutele e agevolazioni. Lo Stato non investe e non garantisce, in Sicilia e nel Mezzogiorno, la spesa necessaria per infrastrutture e sviluppo, anzi l’ha addirittura ridotta nel tempo. L’assemblea dell’Anci il 27 dicembre a Palermo lo ha ricordato, così come ha segnalato come sia diventato emergenziale il rischio di spopolamento dei piccoli Comuni, la carenza dei servizi ai cittadini, l’aggravarsi del degrado sociale, il continuo esodo dei giovani dalla Sicilia.
Ma la crisi è di sistema, riguarda gli apparati, la burocrazia e chi viene eletto ma non sa governare. Lavoratori, famiglie e giovani sono stanchi di una politica che si occupa soltanto di come vincere le elezioni ed è palesemente incapace di amministrare.
I giovani non hanno più chi si occupa del loro futuro. Bene dice don Garau con il suo movimento ‘La valigia di cartone’: la lotta alla mafia si fa promuovendo il lavoro per i nostri giovani, tutte le forze politiche debbono unirsi per sviluppare progetti credibili. Occorre promuovere l’occupazione giovanile evitando la fuga massiccia del capitale umano all’estero, ripopolare i territori, evitare la rassegnazione di chi parte e la disperazione delle loro famiglie".
Conclude Cappadona: "Governare è l’esatto contrario dell’attuale cultura di gestione dell’emergenza e dell’attribuire colpe solo a ‘chi c’era prima’. Governare è costruire il futuro. Senza crescita e sviluppo non c’è futuro.”
Credits: AltraSicilia