Nessuna interazione con la categoria, i sostegni ai pescatori non arrivano, tempi lunghi per le procedure ministeriali di misure alternative, ritardi nel fermo pesca.
Mentre l’effetto della pandemia continua a colpire duramente il settore, con la domanda ridotta di oltre il 50% e la flotta che lavora a scartamento ridotto, la politica di sostegno del Governo tarda a far sentire i suoi effetti.
CIGD e FIS ancora non arrivano nelle tasche dei pescatori dipendenti, mentre quelli autonomi sono ancora esclusi da qualsiasi sostegno e le imprese non ricevono liquidità dalle banche, che considerano non sufficienti le garanzie offerte dallo Stato.
Su questo sfondo sono due i salvagenti di cui potrebbe usufruire il settore: il fondo ex Art 78 del Cura Italia e i fondi europei del FEAMP già modificati ad hoc per indennizzare chi si è dovuto fermare per l’emergenza. Purtroppo entrambi richiedono Decreti Ministeriali che tardano ad arrivare e che comporteranno tempi non brevi, sia per passaggi burocratici contenuti nella norma (intesa della Conferenza Stato-Regioni) sia perché proprio in questo periodo il Direttore Generale della Pesca e dell’Acquacoltura non è nel pieno dei suoi poteri, e questo non aiuta.
Inesistente il confronto con la categoria, come qualsiasi consultazione con le Associazioni professionali; anche il decreto sul tonno, il più importante comparto della Pesca italiana sul piano economico, è stato pubblicato senza alcuna interlocuzione preliminare.
Vanno inoltre a rilento le istruttorie sulle domande di pagamento del fermo pesca effettuati nel 2018 e 2019 che per essere accelerate richiederebbero solo un irrobustimento, anche temporaneo, dell’organico come chiesto da tempo dall’Alleanza.
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