Corsi per 10mila studenti saranno avviati grazie ai 136 milioni di fondi della Regione Sicilia resi disponibili alla fine di un contenzioso durato tre anni. Finanziati 176 enti di formazione siciliani.
«Al momento del mio insediamento - dichiara l’assessore Roberto Lagalla - a causa dello stallo creato dal blocco dell’Avviso 8, l’intero sistema della Formazione professionale era completamente fermo, con evidenti e notevoli danni per i lavoratori e per gli enti coinvolti.
Grazie a un lungo e sinergico lavoro con tutte le parti coinvolte e grazie al supporto del presidente Musumeci, siamo riusciti a riavviare l'intero comparto attraverso nuove proposte formative e modificandone il funzionamento già con l'Avviso 2, pubblicato nel 2018, per mezzo del quale è stato possibile rimettere in moto la “macchina”, con conseguenti opportunità occupazionali. Abbiamo riformulato, secondo i criteri stabiliti dal Cga, la graduatoria grazie alla quale sarà possibile attivare ulteriori percorsi formativi rivolti a una platea di circa 10 mila studenti e soprattutto riassorbire un'ulteriore quota di lavoratori non ancora impegnati nel sistema».
"Lo sblocco dei fondi per 136 milioni destinati a finanziare le attività degli enti di formazione professionale siciliani, giunge come notizia positiva ma anche di strettissima attualità", commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell'Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. "Mario Draghi, già presidente della BCE, intervenendo a Rimini al Meeting per l'amicizia tra i popoli che da 40 anni viene organizzato da Comunione e Liberazione, ha introdotto nel dibattito delle politiche di contrasto all'emergenza post-covid il tema importantissimo del futuro dei giovani. Draghi ha sottolineato come i sussidi siano indispensabili a sopravvivere e ripartire. Ma ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare nel futuro la loro libertà di scelta e il loro reddito. Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza. La chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento, l'interruzione dei percorsi professionali ed educativi, approfondiscono le diseguaglianze".
"Le politiche economiche perseguite in questo momento per essere sostenibili devono presupporre che i giovani di oggi, siano domani in grado di essere attori capaci di operare e rendere possibile e realistica una situazione con concrete prospettive di solidità economica, con gli strumenti personali che consentano loro di ripianare il grave gap che gli viene consegnato. La visione di lungo periodo non può quindi prescindere da un'azione precisa, immediata ed essenziale: l'istruzione e, più in generale, l'investimento nei giovani. Questo vale a maggior ragione nel Sud", prosegue Cappadona, "dove il tessuto economico e sociale è più fragile, dov'è più forte il divario con il resto d'Italia, dove la ripresa e il rilancio delle attività produttive e il recupero concreto di livelli occupazionali è naturalmente più difficile. L'investimento nei giovani parte dalla qualità della formazione, spesso in Sicilia inadeguata e disallineata rispetto ai modelli di crescita sostenibili nel territorio. Indispensabile quindi l'obiettivo di voltare pagina rispetto ad un passato in cui il settore della formazione professionale ha subìto una gestione devastante, non solo per fenomeni di malversazione e clientelismo, ma per lo spreco di risorse preziose di cui erano destinatari i nostri giovani, il futuro della Sicilia".
"Corollario della necessità dell'investimento nei giovani", conclude Cappadona, "è che occorre responsabilmente realizzare un forte e stabile raccordo tra attori della formazione (scolastica, professionale ed accademica) affinché tutti i percorsi, dall'offerta formativa regionale, agli ITS, ai corsi delle Università siciliane, siano orientate, in sintonia e coinvolgano costantemente il mondo delle imprese, il cui futuro - insieme al destino socioeconomico dell'Isola, del Sud e del Paese - sono un'eredità e una responsabilità affidata alle nuove generazioni".