Ancora una volta Musumeci denuncia problemi gravissimi che tutti i siciliani conoscono ma senza indicare una soluzione reale. Sui migranti, un'ordinanza inefficace contro le vere emergenze, fumo negli occhi per coprire una gestione politica confusa e disastrosa.
“Pensavamo di esserci abituati a tutto, di vedere continuamente la realtà superare anche la più fervida fantasia ma leggere l’ultima ordinanza del Presidente Musumeci ci getta nello sconforto”, dice Giuseppe Di Natale portavoce del Forum del Terzo settore della Sicilia.
“Ad un uomo delle istituzioni (come lui si è più volte definito) si chiede non già di denunciare i problemi ma di lavorare per la loro soluzione. Non è addossando ad altri la responsabilità che si fa un buon servizio alla collettività siciliana. La chiusura degli hotspot e dei centri di accoglienza siciliani (o almeno la minaccia di farlo) non è altro che il tentativo di ergersi a paladino dei siciliani e ad oppositore del governo Conte, prenotando, forse, una qualche ribalta nazionale. L’ordinanza notturna che ci fa venire in mente le luci sempre accese di una finestra romana non è altro che la sconfitta del buon senso, dei principi di solidarietà, dell’idea di una società più giusta e accogliente. Allo scadere del termine assegnato non accadrà nulla se non per Musumeci l’avere conquistato il suo quarto d’ora di notorietà, le prime pagine dei giornali e il plauso di Salvini. No, caro Presidente, non è con le provocazioni che si governa ma dando risposte ai bisogni dei siciliani. Non si governa creando gli untori, mettendo gli uni contro gli altri ma cercando soluzioni condivise, coinvolgendo la società civile, dimostrando con i fatti che, nonostante le difficoltà, la Sicilia resta terra di accoglienza”.
“Ordinanze e proclami, solo fumo negli occhi. Musumeci sa molto bene che gli ultimatum al governo nazionale non risolvono i gravi problemi della Sicilia. Intimare al ministro degli Interni di trasferire entro 48 ore tutti i migranti presenti nei centri di accoglienza siciliani fuori del territorio della Regione non può porre magicamente fine ad una criticità complessa, che dura da decenni. Né sventolare un’ordinanza potrà impedire gli sbarchi clandestini”, afferma Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. “Si tratta, purtroppo, di un ennesimo provvedimento che può riuscire solo a suscitare reazioni emotive, facendo leva su sentimenti di paura, intolleranza e di generale disagio in questo momento di grave emergenza. Chi governa deve indicare e soprattutto adottare rimedi, non accentuare le difficoltà. Fare clamore e basta non è politica ma propaganda. Chiudere gli hotspot per eliminare il problema migranti è come pretendere che scompaiano malati e malattie chiudendo gli ospedali. Il rimedio vero è perseguire una politica concreta di gestione del fenomeno europeo dei migranti: corridoi umanitari, ricollocazione in altri paesi europei, rimpatrio di coloro che non si possono accogliere. Ma nel frattempo essere in grado di gestire in sicurezza coloro che arrivano continuamente su barconi semiaffondati. Si sono voluti chiudere, era ministro Salvini, tutti i Cara e centri di accoglienza prima di risolvere il vero problema, cioè la gestione del flusso di coloro che fuggono dalla guerra, dalla miseria, dalla fame. Affrontare i problemi a colpi di tweet serve solo a fare propaganda, in un’Italia dove fare politica ormai significa essere costantemente in campagna elettorale, trasformando i cittadini in tifosi, fan della propria squadra-partito in una serie di campionati che non termina mai.
Dopo la scandalosa gestione delle pratiche Cig in Sicilia, solo qualche settimana fa Musumeci ha denunciato pubblicamente che l’80% dei dipendenti Regione che amministra è improduttiva, che gli impiegati trascorrono le giornate “grattandosi la pancia”. Come se il suo compito, il suo dovere, la sua responsabilità non fosse esattamente quello di governare la propria burocrazia e il personale. Chi non sa gestire l’ordinario è naturale che non sappia affrontare l’emergenza.
Caro Presidente - conclude Cappadona - la Sicilia ha bisogno di politiche di sostegno delle attività produttive del territorio, che si sappia far funzionare la burocrazia, che si assicuri welfare e assistenza ai cittadini. Non continue polemiche contro il ministro Luciana Lamorgese. Se invece si sceglie la propaganda, appare chiaro perché proprio in questo momento in cui servono le risorse per sostenere le imprese al collasso si decide di assegnare con procedura d’urgenza un contributo di 600 mila euro per la promozione della nuova linea di moda di Dolce & Gabbana. È tangibile la mancanza di raccordo con i cittadini e le parti sociali.
Quando la classe politica di governo è così tanto lontana dalle necessità di chi lavora e produce, quando alla dimensione sociale viene sostituita l’ingannevole non realtà dei proclami sui social network, tagliare nastri e cercare solo passerelle, la società viene colpita a morte, i cittadini avvertono di essere senza tutela. Meno proclami e più concretezza, Presidente”.
Credits: AltraSicilia