Il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano ha annunciato ufficialmente ieri l’entrata in vigore dal 1° ottobre 2020 della “Fiscalità di vantaggio”, che riduce del 30% il carico retributivo per tutti i lavoratori nelle Regioni del Mezzogiorno.
La riduzione dei contributi a carico delle imprese, che riguarda sia già dipendenti che nuovi assunti, “beneficerà, inizialmente del temporary framework della Commissione europea in materia di aiuti di stato”, afferma la nota ufficiale del ministro.
“Al momento il Governo è impegnato in un dialogo con la Commissione Europea per estendere la misura fino al 2029. Dalle prime interlocuzioni con Bruxelles è emersa la disponibilità a considerare la proposta, grazie al suo inserimento nel più vasto quadro di riforma previsto dal Piano Sud 2030. È fondamentale infatti che un sostegno di questo tipo sia duraturo, e non solo temporaneo, per permettere una pianificazione più efficace delle scelte di investimento e riorganizzazione delle imprese”.
“Manifestiamo il nostro massimo apprezzamento per le dichiarazioni del ministro Giuseppe Provenzano, che da Bruxelles dove ha incontrato i commissari europei all’Economia, Paolo Gentiloni, alla Politica di coesione, Elisa Ferreira, alla Concorrenza, Margrethe Vestager, e al Lavoro e dei diritti sociali, Nicolas Schmit, ha sottolineato che per quanto riguarda le risorse del Recovery Fund, la legge italiana impone che almeno il 34% degli investimenti pubblici devono essere destinati al Sud, in ossequio a un principio di riequilibrio territoriale delle risorse”, commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane -AGCI Sicilia. “Occorre ricordare che le imprese del Mezzogiorno denunciano da tempo l’enorme criticità del ritardo con cui si procede tanto alle norme di attuazione di qualsiasi provvedimento, nazionale o regionale, che al semplice pagamento delle loro forniture per beni e servizi alla pubblica amministrazione. Nel Sud e in Sicilia la crisi da Coronavirus si abbatte su un sistema produttivo che non avendo affatto recuperato quanto perso durante la Grande Recessione, vive in una situazione di estrema fragilità. Il ritardo nell’attuazione degli interventi e nell’erogazione delle somme uccide le imprese. Il Governo nazionale ha finora faticosamente fronteggiato l’emergenza anche con innegabili risultati positivi, ma ci rendiamo conto che tutte le misure attivate, fino a quelle dei DL ‘Agosto’ e ‘Semplificazioni’, sono tuttora in attesa di centinaia di norme attuative”.
“Diamo atto che il ministro Provenzano, a nome del governo Conte, abbia inaugurato una politica che riconosce come i fabbisogni di investimento in alcuni settori al Sud “sono anche molto più elevati delle quote previste dalla legge italiana. È conclamato", ricorda Michele Cappadona, "che i fondi strutturali UE non hanno finora avuto effetti adeguati per lo sviluppo del Sud perché hanno sostituito in parte quelle risorse ordinarie dovute e mai assegnate dallo Stato: non sono stati aggiuntivi ma sostitutivi.
Le due Zes, zone economiche speciali introdotte con il Decreto Sud (dl n. 91/2017), istituite in Sicilia nel giugno 2020 con dm del ministro per il Sud Provenzano, rappresentano un potente strumento di attrazione di capitali, di sviluppo e creazione di nuove attività d’impresa. In coerenza", continua Cappadona, "vanno realizzate tutte le infrastrutture che assicurino i collegamenti ad alta velocità e il principio di continuità territoriale.
Per la valorizzazione del territorio, in Sicilia c’è anche una grande aspettativa verso la legge sulle Zone Franche Montane, che interessa 132 Comuni dell’Isola, con meno di 15 mila abitanti e ad almeno 500 metri sul livello del mare. L’iniziativa di legge, ai sensi dell’art. 121 della Costituzione, è stata approvata dall’Ars come “legge voto” ed è tuttora all’esame del Senato.
Ma la Sicilia ha bisogno estremo di risorse economiche e finanziarie. Anche per evitare la fuga di cervelli, una ferita che rischia di diventare insanabile per il futuro dell’Isola, desertificando il territorio di elevate competenze, che rappresentano anche un tangibile valore economico. La formazione di un laureato costa infatti, secondo dati Istat e ministero dell’Istruzione del 2019, 250.000 euro. Ogni 4000 giovani che lasciano la Sicilia, regaliamo 1 miliardo di nostre preziose risorse a chi li accoglie. Sono 139 mila i giovani con un’istruzione medio-alta ad aver lasciato il Paese dal 2008 al 2017, di cui 28 mila laureati solo nel 2017.
Sappiamo che l’asset Turismo-Cultura rappresenta la naturale risorsa strategica della Sicilia. Con i suoi 1637 km di coste, un turismo balneare sostenibile e rispettoso dell’ambiente costituirebbe da solo un reddito inesauribile. Ma la Sicilia è soprattutto colline (62%) e montagne (24%) e un ricchissimo patrimonio culturale. L’Emilia-Romagna ha saputo sfruttare intensivamente le sue spiagge sul mare Adriatico, che soffrono di qualche criticità dal punto ambientale e non sono paesaggisticamente comparabili con quelle siciliane, trasformandole in luoghi di grande richiamo che creano ricchezza e occupazione. Pensiamo quindi", conclude Cappadona, "che sia il caso di sperimentare, nel rispetto delle indicazioni UE sulla Green Economy, proposte e progettualità che mirino all’istituzione di Zes Turistiche in Sicilia, in grado di attrarre investimenti e creare occupazione attraverso un approccio responsabile e sostenibile verso il territorio, l’ampliamento dell’offerta turistica in termini geografici, la valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche, la destagionalizzare l’offerta turistica”.
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