Futuro. Come sopravvivere al disastro economico della guerra del Covid e quali sono le misure e prospettive concrete di rilancio nel “dopoguerra”. In un momento in cui l’unica certezza è proprio l’incertezza di cittadini, lavoratori e imprese su come superare la crisi.
Sulle politiche di contrasto all’emergenza sanitaria, economica e sociale nel territorio del Comune di Palermo in conseguenza alla pandemia, un contributo in termini di proposte proviene dall’Associazione generale delle cooperative italiane.
L’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19 a Palermo impone interventi urgenti su obiettivi concreti in un contesto territoriale comunale con un economia già in forte difficoltà per situazioni critiche di degrado, marginalizzazione e disagio sociale nonché gravi carenze storiche su servizi strategici (rifiuti, traffico, manutenzione, verde, scuole, sanità, strade, infrastrutture materiali e immateriali).
Le indifferibili misure di contrasto da adottare, per fronteggiare tanto l’emergenza in atto quanto le gravi criticità pre/post Covid, appaiono palesemente insostenibili e non efficaci senza un cambio di passo nella governance del territorio e un atteggiamento di massimo ascolto e coinvolgimento delle parti sociali da parte dei soggetti decisori.
La fragilità delle imprese, inoltre, apre spazi al rischio di gravi infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nel tessuto produttivo cittadino.
Vi è fortunatamente l’aspettativa verso tre linee di consistenti risorse a breve termine (ordinarie nazionali verso il Sud, aggiuntive dai fondi strutturali comunitari e straordinarie dal fatidico Next Generation UE) che dovranno però essere gestite per obiettivi mirati e senza sprechi, ma soprattutto in tempi rapidissimi per evitare il collasso economico e sociale.

“In questo momento si percepisce tangibilmente una grande incertezza di cittadini, lavoratori e imprese su come superare la crisi. Sebbene da tempo si parli di PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza), è evidente non ci sia ancora, in generale, una programmazione operativa di misure, con tempistica di risultati attesi, che induca fiducia verso la soluzione di vecchie e nuove criticità del territorio”, afferma Franco Sprio, presidente di AGCI Palermo, organismo provinciale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “In tale prospettiva, un primo contributo in termini di proposte e di impegno operativo da parte della nostra centrale cooperativa si articola in tre linee d’azione. La prima riguarda la cattiva burocrazia e riguarda la semplificazione dei procedimenti e l’ascolto dell’utenza. La seconda riguarda la necessità di una programmazione degli interventi sul territorio, individuando priorità, obiettivi mirati e strumenti d’intervento. Infine, e qui entriamo nel ruolo specifico di AGCI, di introdurre nel territorio il nuovo modello delle cooperative di comunità”.
Il tema della cattiva burocrazia è uno dei punti dolenti, un problema cronico che appare insormontabile. Qual è l’approccio innovativo cui pensa l’AGCI?
“Riteniamo molto positiva l’iniziativa con cui il SUAP ha annunciato la sperimentazione del ricevimento del pubblico da remoto, utilizzando gli strumenti telematici di videocollegamento che il Covid ha reso consueti. La riteniamo un’iniziativa rivoluzionaria, da ampliare e intensificare. La cattiva burocrazia, espressione che traduce la lentezza dei procedimenti e la mancata efficienza dell’azione amministrativa, è risaputo essere uno dei massimi ostacoli allo sviluppo.
Le procedure telematiche consentono non solo maggiore interazione con gli utenti finali ma anche maggiore ascolto e l’adozione di procedure telematiche collaborative con le associazioni di categoria. Occorre però sperimentare e rendere permanente un più ampio ed efficace sistema di governance collaborativo dei procedimenti amministrativi, che per essere efficiente deve prevedere il costante coinvolgimento dei rappresentanti delle parti sociali”.
Veniamo alla gestione delle criticità. Come si deve procedere per gli interventi concreti sul territorio?
“Palermo presenta numerose e complesse criticità, storiche e croniche. Non si può che procedere per obiettivi mirati e strumenti d’intervento rapidi ed efficaci. La programmazione degli interventi da porre in atto con estrema urgenza deve avvenire in coerenza con criteri e indicatori di criticità chiari ed evidenti. Palermo è ben suddivisa urbanisticamente sin dal 1976 in 55 unità di primo livello, o rioni, raggruppati in 25 quartieri, che ne identificano molto precisamente la realtà territoriale. Nel 1997 i 25 quartieri sono stati a loro volta compresi in 8 circoscrizioni amministrative. I 55 rioni identitari permettono una lettura molto accurata delle problematiche locali e delle numerose situazioni di degrado e disagio sociale. A Palermo tali situazioni di marginalizzazione riguardano anche e soprattutto le zone che sono di maggiore interesse turistico, come il centro storico e le borgate marinare. Due direttrici convergenti sono quindi la riqualificazione e l’asset turismo-cultura.
Proponiamo di utilizzare e rafforzare lo strumento già esistente delle Zone Franche Urbane, che consiste in programmi di defiscalizzazione e decontribuzione rivolti alle imprese presenti in ambiti territoriali di dimensione adeguata. Nate in Italia sulla base dell’esperienza francese delle Zones Franches Urbanes con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico e sociale e la riqualificazione di quartieri e aree urbane caratterizzate da degrado e disagio sociale, economico ed occupazionale, le ZFU intervengono anche per favorire la ripresa e lo sviluppo di territori colpiti da calamità naturali. Sono state introdotte con la legge finanziaria 2007 (n. 296/2006). La Regione Siciliana ha individuato ZFU anche a Palermo, con la l.r.n. 11/2010, in due zone costiere non limitrofe: Palermo Nord-Porto e Palermo Sud-Brancaccio. Altre ZFU in Italia sono state nel tempo istituite in seguito a calamità naturali (il terremoto a L’Aquila nel 2009, l’alluvione in Emilia nel 2014) o di eventi straordinari come avvenuto con il DL n. 109/2018 nel territorio della Città metropolitana di Genova, a seguito del crollo del “Ponte Morandi”. Le agevolazioni fiscali e contributive consistono nell’esenzione dalla imposta sui redditi; dall’imposta regionale sulle attività produttive; dell’imposta municipale propria; da altre tipologie di agevolazioni previste per particolari ZFU, a partire dall’esonero del versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali sulle retribuzioni da lavoro dipendente.
Cultura e turismo, asset su cui giustamente tanto ha investito il sindaco Leoluca Orlando. Per una città che rivendica il primato del centro storico più grande d’Europa (2,5 km2 nell’antica città murata), oltre all’enorme patrimonio edilizio classificato “netto storico”, è utile richiamare i criteri della misura a fondo perduto per le “Città d’arte”, in favore delle attività economiche e commerciali dei “Centri storici”, contenuta nel Decreto Agosto n. 104/2020, destinato alle 29 città italiane a più alta presenza di turisti stranieri in rapporto alla popolazione. La norma è intervenuta a sostenere quel tessuto insostituibile di botteghe artigiane e negozi storici identitari che scompare in favore di anonimi e indifferenziati franchising e fast food. I parametri di attrattività dei flussi turistici devono essere considerati come presupposto per l’assegnazione di risorse specifiche destinate a Palermo”.
Cosa sono le cooperative di comunità e qual è il ruolo che possono svolgere?
Le cooperative di comunità sono un modello recente e innovativo di iniziativa privata collaborativa, integrativa e sostitutiva di funzioni pubbliche. La Regione Siciliana, in attuazione dell’art. 14 dello Statuto, ha istituito con la l.r. n.25/2018 le cooperative di comunità al fine di sostenere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale nei territori e nelle aree urbane particolarmente esposte a rischio di spopolamento e disagio sociale. Le loro comunità di riferimento si riferiscono ai territori di uno o più circoscrizioni comunali, o anche parti di essi. Come riporta la legge istitutiva, le cooperative di comunità “valorizzando le competenze della popolazione residente, le tradizioni culturali e le risorse territoriali, perseguono lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità locale migliorandone le qualità sociali ed economiche di vita attraverso lo svolgimento di attività economiche per lo sviluppo sostenibile, finalizzate alla produzione di beni e servizi, al recupero di beni ambientali e monumentali ed alla creazione di opportunità di lavoro per la comunità stessa”. La Regione “riconoscendo il rilevante valore sociale e la finalità pubblica della cooperazione in generale e delle cooperative di comunità in particolare, agevola, attraverso gli enti locali, la partecipazione delle cooperative di comunità all’esercizio di funzioni pubbliche, promuovendo le capacità progettuali e imprenditoriali delle cooperative medesime”.
A Palermo l’AGCI intende quindi promuovere nelle aree urbane a più alta criticità economica e sociale, esasperata dall’attuale emergenza, cooperative di comunità riunite in rete di imprese, come presidio di contrasto a situazione di degrado, disagio e marginalizzazione, con l’obiettivo di favorire l’indispensabile collaborazione tra pubblico e privato nella programmazione delle iniziative di rilancio e resilienza che riguardano il territorio comunale palermitano”.
Credits: IlGazzettinodiSicilia