Il Decreto Sostegni, varato lo scorso 19 marzo dal Governo Draghi, ha stabilito delle misure per la “pace fiscale”, che consentono agevolazioni e anche l’annullamento per alcune tipologie di debiti e cartelle esattoriali. Parlamento deciderà riforma crediti inesigibili e non riscossi.
Il decreto legge ha annullato i debiti relativi a cartelle esattoriali fino a 5000 euro, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, per i contribuenti con redditi fino a 30.000 euro nell’anno di imposta 2019. La cancellazione sarà automatica (art. 4, comma 4).
È stata stabilita la proroga del periodo di sospensione delle attività dell'agente della riscossione fino al 30 aprile 2021 (art. 4, comma 1 e 2).
Autorizzata anche una definizione agevolata di importi dovuti, limitata alle comunicazioni di irregolarità emerse tramite controlli automatizzati, relative ai periodi di imposta 2017 e 2018 e non notificate a causa della sospensione già disposta per la pandemia (art. 5, comma 1).
Decisa infine la ridefinizione della disciplina legislativa dei crediti di difficile esazione e l’efficentamento del sistema di riscossione: il Ministro dell’economia, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, trasmetterà alle Camere una relazione contenente i criteri per procedere alla revisione del meccanismo di controllo e di discarico dei crediti non riscossi, per le conseguenti deliberazioni parlamentari.
Cappadona: “Governo Draghi, nessun cambio di passo finora per le imprese. Una beffa la proroga di due mesi delle sospensione dell’invio delle cartelle esattoriali. Contributi a fondo perduto insufficienti a pagare tasse e costi fissi.
“Come per i ristori, anche sulla pace fiscale trovo inadeguati e irrealistici i provvedimenti adottati per le imprese dal Consiglio dei ministri”, commenta Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Infatti, le condizioni stabilite per l’applicazione del condono sulle cartelle esattoriali non pagate ha fortemente diviso le componenti politiche del Governo Draghi. Lega, Forza Italia e (con qualche distinguo) i Cinquestelle sono per un’applicazione più estensiva, mentre PD e Leu sono contrari ad un condono indiscriminato. Più articolata la posizione di Italia Viva. La questione riguarda una cifra colossale, di 987 miliardi di crediti che lo Stato ha accumulato nei confronti dei contribuenti. Crediti che però per il 91% risultano di difficile esigibilità: per il 41% si tratta di falliti, deceduti o nullatenenti, il 45% riguarda soggetti sottoposti ad una azione cautelare-esecutiva; il 5% risultano ‘sospesi’, a vario titolo.
Ma vorrei chiarire che parlare di questo "magazzino" di vecchie cartelle del 2000 inesigibili è fantascienza. Oggi l'illiquidità rende insostenibile il carico fiscale 2021: il tema è questo, non debiti di vent'anni fa, che è surreale ancora considerare. Le imprese in difficoltà hanno bisogno e chiedono sospensione e moratoria di cartelle e pagamenti fiscali finché l’emergenza non cesserà. Differimenti di due mesi sono solo una beffa.”
Ogni anno - riferisce lo scorso ottobre in Senato il direttore dell’Agenzia delle entrate e presidente dell’Agenzia delle entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini - circa 5.600 enti differenti affidano mediamente 29 milioni di singoli crediti da riscuotere, ricompresi in circa 16 milioni di cartelle di pagamento, avvisi di accertamento e avvisi di addebito (la cui notifica è curata dall’INPS). Questi 29 milioni di singoli crediti, che ammontano in media a circa 80 miliardi di euro, sono relativi a più di 8 milioni di contribuenti.
Per meglio comprendere l’entità del magazzino residuo di circa 987 miliardi di euro, composto in buona parte da importi solo “formalmente”ancora da riscuotere, si sottolinea che: il 35%del carico residuo da riscuotere, pari a circa 344 miliardi di euro, è relativo a crediti affidati dagli enti creditori fino al 2010, in gestione, quindi, da più di 10 anni; il 34%, pari a circa 333 miliardi di euro, è relativo a crediti affidati nel periodo dal 2011 al 2015, il restante 31%, pari a circa 310 miliardi di euro è relativo a crediti affidati successivamente al 2015.
"Quello raggiunto con il Decreto Sostegni per noi è solo il primo passo”, precisa il sottosegretario leghista all'Economia Claudio Durigon che si dice "sicuro che in Parlamento si possa trovare la maggioranza per migliorare il provvedimento". La Lega chiede una cancellazione di tutti i debiti sino ai 10mila euro, relativo alle cartelle dal 2000 al 2015. Il M5S vuole la cancellazione dell’intero magazzino del 91 per cento.
“Un provvedimento del genere non può essere erga omnes, senza distinzioni tra le cartelle davvero non esigibili e chi invece ne approfitterebbe”, ha dichiarato la capogruppo Leu al Senato, Loredana De Petris.
“Bisognerebbe usare i soldi per aiutare chi ha subìto danni dal Covid, piuttosto chi ha aperto un contenzioso dieci anni fa”, dice il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd). “Un conto è il fisco amico, un altro è indebolire la fedeltà fiscale”.
Luigi Marattin, deputato di Italia Viva: “Vogliamo la cancellazione di tutti i crediti ormai inesigibili (che sono solo un costo) e in più una misura specifica di agevolazione per i soggetti molto danneggiati dalla pandemia”.
“In piena crisi economica da Covid - continua Michele Cappadona - le imprese vivono un’enorme difficoltà nel far fronte alle spese ordinarie mensili di gestione. Se il tema è quello di fornire sostegno alle attività produttive per evitarne il collasso, è inconcepibile pensare allo stesso tempo di chiedere il pagamento dei debiti verso l’esattoria. In questo momento bisogna fornire vie d’uscita dal rischio di chiusura o peggio, di fallimento. Occorrono moratorie, stralci e differimento per i debiti, e sostegni attraverso finanziamenti e contributi per far fronte alle spese correnti. Ma non è con una politica di sussidi che si può rilanciare l’economia. Fuori da ogni retorica, l’aspettativa e la fiducia che gli italiani nutrono verso il governo di Mario Draghi è verso un massiccio e poderoso piano ‘post-bellico’ di ricostruzione attraverso investimenti, incentivi, fiscalità di vantaggio, infrastrutture materiali e immateriali. Per il Sud e la Sicilia si tratta di impiegare le risorse previste tanto dai fondi ordinari dello Stato che dagli strumenti di programmazione dell’UE. Il tessuto produttivo vede oggi troppe imprese colpite a morte. E come per i vaccini, contro un rischio mortale occorre agire immediatamente”.
Credits: AltraSicilia