Arrivo trionfale del ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna a Messina, dove porta in dote i fondi per il risanamento delle baraccopoli di Messina, che risalgono al terremoto del 1908.
La prima tappa nella Città dello Stretto è stata in Prefettura per una riunione tecnico-operativa con il prefetto Cosima Di Stani e il sindaco Cateno De Luca. Il ministro si è poi recata a Palazzo Zanca, dove ha tenuto una conferenza stampa cui hanno preso parte, insieme al sindaco e al prefetto, una delegazione della deputazione nazionale, la Giunta, il presidente del Consiglio comunale, una rappresentanza di Consiglieri comunali e altri esponenti dell’Amministrazione.
Il presidente del Consiglio comunale Claudio Cardile ha espresso soddisfazione al ministro per il suo emendamento al “Decreto sostegni” che ha destinato i 100 milioni di euro al risanamento delle baracche: “La ringrazio per quanto fatto e tengo a sottolineare che l’unione fa la forza, in quanto il sindaco De Luca, la deputazione nazionale messinese e il Consiglio comunale che presiedo abbiamo collaborato per ottenere questo importante risultato con l’obiettivo di una partecipazione sinergica e proficua priva da personalismi”.
Sinergia e convergenza sono state anche le parole del prefetto Cosima Di Stani “è una giornata importante, che necessita di un’ampia convergenza politico-istituzionale e l’indispensabile collaborazione della Città di Messina. Per questa ragione auspico che il programma dell’intenso lavoro che sta per avviarsi possa avere una piena attuazione entro i tempi previsti”.
“Non a caso ho scelto Messina come meta della mia prima visita istituzionale nelle veste di Ministro per il Sud”, ha detto Mara Carfagna. “Ringrazio tutta la deputazione nazionale e la mia squadra. Non sono qui per fare promesse ma per raccontare quanto di concreto abbiamo realizzato nei primi 100 giorni del governo Draghi. Risanare la baraccopoli di Messina rappresenta il manifesto della linea di condotta che mi sono imposta sin dal mio insediamento. Una linea di condotta che poggia su due pilastri: il primo riguarda il significato, il senso profondo dell’impegno che un Ministro del Sud deve mettere in campo in questo particolare momento storico e politico, ovvero l’azione decisa energica per ridurre e azzerare le disuguaglianze e anche per lottare contro ogni ingiustizia. Il secondo pilastro riguarda l’approccio che ho scelto, un approccio pragmatico e concreto, volto a prendere decisioni assumendomene la responsabilità.
Emblematico ambito di intervento il caso di Messina, dove ancora migliaia e migliaia di famiglie con bambini, da anni vivono intrappolati in una situazione indegna e di profonda ingiustizia per un Paese civile, non hanno il diritto ad una casa, a servizi dignitosi e ad un’istruzione di qualità. Ringrazio moltissimo il sindaco Cateno De Luca perché con grande determinazione si è battuto sin dall’inizio del suo mandato per portare all’attenzione delle Istituzioni nazionali quella che è una vergogna non locale, non regionale, bensì nazionale, una profonda ferita democratica che non si può tollerare in economia avanzata”. Il ministro ha poi ringraziato la Giunta De Luca, la deputazione nazionale messinese composta da Pietro Navarra, Francesco D’Uva e Matilde Siracusano, che dal primo giorno della sua elezione a deputato nazionale ha sempre manifestato, raccontato e sollecitato la situazione delle baraccopoli a Messina.
“Oggi il miracolo si è verificato perché il Ministro ha osato e quindi per me sarà sempre il Ministro che ha avuto il coraggio di osare”, ha dichiarato soddisfatto Cateno De Luca. Abbiamo le risorse e gli strumenti per eliminare definitivamente quelli che io ho definito nel mio programma elettorale ‘lebbrosari’. In merito alle risorse, oltre a questi 100 milioni si aggiungono altri 240 milioni, cioè quelle risorse che sono nate per Messina ma non sono state date, vedi i residui della Legge 10/90, i POC-Sicilia 14-20, nei quali ho fatto inserire nella riprogrammazione le somme di 40milioni nell’aprile 2018, e i 145 milioni del bando ‘Qualità dell’Abitare’ al quale abbiamo partecipato come Comune e come Città Metropolitana e ancora le risorse del Pon Metro. Il Prefetto avrà un compito importante, la road map che dovrà definire con il supporto tecnico del Ministro e che ci porterà definitivamente alle Obbligazioni Giuridiche Vincolanti stabilite dalla legge”.
“Una serie di fattori concorrono in questo momento politico a porre l’attenzione sulla Città dello Stretto”, commenta Michele Cappadona, vicepresidente GAL Tirrenico, presidente AGCI Messina nonché presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane. “Il PNRR ha riproposto con forza, tra le tematiche di programmazione degli investimenti necessari per il rilancio dell’economia dopo la crisi pandemica covid19, l’argomento del Ponte di collegamento tra la Sicilia e l’Italia peninsulare e continentale (quindi l’Europa). Da decenni la nostra regione attende la realizzazione dell’opera, contemplata nel “Corridoio Scandinavo”, uno dei dieci assi prioritari del sistema di reti transeuropee dei trasporti (TEN-T), che collega il continente dal Baltico al Mediterraneo, da Berlino a Palermo, con linee autostradali e collegamenti ferroviari ad alta velocità.
L’azione corale messa in campo dal sindaco Metropolitano, dalla delegazione parlamentare nazionale messinese e dal ministro Carfagna per porre fine alla vergognosa situazione delle baraccopoli, è il metodo da adottare per pretendere che all’Isola vengono destinate effettivamente le risorse necessarie che le spettano e che dall’Unità d’Italia le vengono negate. Lo Stato continua tuttora a scippare al Mezzogiorno proprio quei fondi per la coesione che il Paese riceve in quantità per risolvere ogni gap sociale, infrastrutturale ed economico. Non voglio dimenticare di citare che oggi a Messina era anche il vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao, infaticabile difensore del diritto alla continuità territoriale, propugnatore della necessità di realizzare subito il Ponte sullo Stretto, denunciando come la condizione di insularità costa ai siciliani almeno 6,5 miliardi l’anno. Sottolineo le parole pronunciate oggi dal ministro Carfagna: «Nascere al Sud non può essere considerato come una sorta di peccato originale da scontare con pochi servizi e con un accesso di scarsa qualità nei settori dell’istruzione, della sanità e della mobilità».
Messina è anche sulle cronache oggi, come spesso accade, per l’effervescente personalità politica del suo sindaco metropolitano Cateno De Luca – continua Cappadona-. Qualche giorno fa De Luca ha annunciato la sua candidatura contro Nello Musumeci, che punta al secondo mandato come governatore della Sicilia. Non è, questo, un elemento di secondo piano nella dinamica delle prossime elezioni regionali. De Luca, leader di Sicilia Vera, potrebbe davvero essere un ostacolo notevole per Musumeci, cui (almeno a parole) in questo momento vi sarebbe la conferma del sostegno per la prossima legislatura da parte dell’attuale coalizione di centrodestra. O almeno finché non ci sono sottogoverni da distribuire.
Per candidarsi De Luca dovrebbe dimettersi, lasciando la poltrona di sindaco metropolitano, elemento che potrebbe innescare l’apertura ad un accordo per Palazzo Zanca sul nome di Matilde Siracusano, deputato alla Camera di Forza Italia. Il ‘Fronte della liberazione dell’Isola da Musumeci e dalla cattiva amministrazione’ è stato annunciato da Cateno De Luca insieme alla data delle sue dimissioni da primo cittadino: il 18 marzo 2022, giorno del suo 50° compleanno. Il sindaco avrebbe 20 giorni di tempo per ritirarle. Unica condizione per rinunciare alla competizione elettorale sarebbe che il centrodestra si pronunciasse per un altro candidato, diverso da Musumeci. Un disegno che la dice lunga sulla determinazione di De Luca – conclude Cappadona-. E mano a mano che si avvicinano le elezioni regionali, diventa sempre più evidente come il quadro politico sia ancora tutt’altro che chiaro. È indispensabile che il prossimo governatore debba assumere un ruolo sempre più incisivo tanto nei confronti dello Stato nel reclamare gli investimenti finora negati, quanto nei confronti dell’inadeguata macchina amministrativa regionale, la cui radicale profonda riforma, per garantire quella fatidica ‘ripartenza’ dopo l’emergenza covid, è diventata improcrastinabile”.
Credits: IlGazzettinodiSicilia