“Combattere le politiche UE contro la Pesca, parte importante dell’identità della Sicilia e dell’economia delle sue zone costiere”, l’appello degli operatori al sottosegretario Mipaaf Battistoni a Palermo.
Francesco Battistoni, sottosegretario Mipaaf con delega alla Pesca, senatore FI, accompagnato dal direttore generale Riccardo Rigillo, si è incontrato al Palazzo Reale di Palermo, accolto dal presidente Ars Gianfranco Micciché, con il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, l’assessore all’Agricoltura e Pesca Toni Scilla e i rappresentanti degli operatori economici del settore, per fare il punto sulla marineria e il mondo della Pesca siciliana.
Il sottosegretario alla Pesca Battistoni ha confermato il suo impegno di massima attenzione ai tavoli comunitari da qui a fine anno per contrastare le varie misure UE in approvazione.
“Abbiamo ritenuto che una importante occasione come quella che ci è stata offerta dall’assessore Toni Scilla non possa e non debba divenire una sterile elencazione delle doléances (decisamente numerose) delle varie componenti del settore e delle singole realtà locali”, ha detto durante il suo intervento Giovanni Basciano, vicepresidente nazionale Agrital, la sigla del settore agro-ittico-alimentare dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, “ma deve invece offrire al sottosegretario Battistoni ed al direttore generale Rigillo un'immagine di grande quanto auspicata maturità e di unità del settore, che rafforzi cosi l'azione del Governo regionale”.
Tutto il settore della pesca è in forte difficoltà e necessita di attente valutazioni per trovare soluzioni alla sua conservazione, che è essenziale per la sopravvivenza delle comunità costiere della nostra regione, per la loro economia e per l’occupazione, anche tenendo conto di quanto questa attività e i prodotti che ne derivano, siano parte fondamentale dell’appeal turistico della nostra regione. Non osiamo immaginare cosa diventerebbe l’offerta gastronomica delle nostre località turistiche se dovesse sempre più essere soddisfatta non con pesce mediterraneo pescato dalle nostre imprese ma da decongelato proveniente dall’oceano indiano.
La riduzione dello sforzo di pesca prevista dalla Commissione Europea per la pesca a strascico nel mar Mediterraneo occidentale (che quindi riguarda la costa tirrenica della nostra regione), le prossime misure di gestione per lo Stretto di Sicilia (Mediterraneo centrale) creano profonde incertezze tra gli operatori di un settore già fortemente provato da anni di demolizioni più o meno volontarie.
Di recente (il 12 giugno) abbiamo chiamato tutti i nostri operatori di filiera a protestare per difendere la sopravvivenza del settore, messa in discussione dalle scelte della Commissione europea; è evidente che per quanto ci riguarda è stato solo l'inizio e nei prossimi mesi intensificheremo ed allargheremo le forme di lotta anche con la partecipazione diretta dei colleghi francesi e spagnoli, affinché si giunga al Consiglio dei Ministri UE di dicembre con un ampia e condivisa posizione che impedisca la riduzione delle giornate di pesca e con queste la redditività delle imprese.
La pesca a strascico rappresenta la parte più importante per fatturati, volume di investimenti, occupazione e dimensione dell’indotto; infatti va ricordato che la pesca attiva filiere ampie ed articolate, dalla commercializzazione del pescato, alla trasformazione, ai trasporti, alla cantieristica.
Da un rallentamento della produzione, dopo la decimazione della flotta degli scorsi anni, intere comunità verrebbero irrimediabilmente colpite, città di pesca come Mazara del Vallo andrebbero in crisi, con la conseguente chiusura di aziende e disoccupazione. A repentaglio ci sono migliaia di posti di lavoro.
Le recenti dichiarazioni del Commissario all'Ambiente, Oceani e Pesca Virginijus Sinkevičius che indicavano la pesca a strascico come dannosa all'ambiente e pertanto da proibire, cosi come la recente trasmissione televisiva in cui si indicava lo strascico come fonte di inquinamento addirittura “più inquinante del traffico aereo”, lasciano comprendere quanto sia grande e organizzato l'attacco
a questo settore. La pesca professionale tutta deve sfidare quanti hanno deciso di far chiudere le nostre imprese.
Ricordiamo che le norme proibiscono la pesca a strascico vicino alla costa e nei bassi fondali (fino ai 50 metri di profondità) dove potrebbe effettivamente recare un grave danno all’ambiente marino. Ma il volume di pescato realmente riferibile alla pesca a strascico avviene su fondali di molte centinaia di metri, (anche 600-800), da imbarcazioni specificamente attrezzate.
"La riflessione che il mondo della pesca professionale sta portando avanti - continua Basciano - parte dagli obiettivi della Politica Comune della Pesca dell'UE ossia sostenibilità, prodotti sani, occupazione, riduzione degli impatti, selettività.
Siamo convinti che non si possano gestire sistemi complessi sulla base di azioni mirate ad una sola componente, quindi diciamo di no al riduzionismo fine a se stesso, e rivendichiamo una visione olistica per il raggiungimento di tre obiettivi: protezione della biodiversità, fornitura di cibo e stoccaggio del carbonio.
Riteniamo che un sostanziale aumento della protezione del mare potrebbe avere triplici benefici: proteggere la biodiversità, aumentare la resa della pesca e assicurare gli stock di carbonio marino.
Solo un reale approccio ecosistemico può guidarci verso la sostenibilità, incentivare una visione ecosistemica del settore è essenziale in quanto la pesca non è la sola fruitrice della risorsa mare: pesca sportiva, diportistica, traffico commerciale e turistico hanno un loro impatto, nel complesso anche maggiore di quello della pesca professionale."
Ecco quindi le tre linee di azione che, se perseguite, potrebbero portare ad un aumento della sostenibilità: energia, rifiuti, gestione a livello locale.
"In merito all'energia - afferma Basciano - e sulla base della considerazione che la flotta della pesca professionale presenta un'età media di circa 35 anni, e che per altri comparti (ferrovie, trasporto su gomme, parco autoveicoli) nell'ambito del PNRR è stata prevista la sostituzione degli attuali veicoli con nuove motorizzazioni elettriche e poi ad idrogeno, sarebbe importante dare alla pesca professionale la possibilità di sostituire le imbarcazioni e le relative motorizzazioni.
La sostituzione delle imbarcazioni comporterebbe per lo scafo un miglioramento delle prestazioni idrodinamiche con riduzione dei consumi, per i motori un abbattimento dei consumi da carburanti fossili, per gli ausiliari di coperta un miglioramento della sicurezza a bordo e delle condizioni di lavoro.
Per quanto riguarda i rifiuti marini, si tratta di oggetti costruiti ed adoperati quotidianamente dall'uomo e poi abbandonati o persi lungo la linea di costa ed in mare, compresi quei materiali che, dispersi sulla terra ferma, raggiungono il mare attraverso i fiumi, il vento, le acque di dilavamento e gli scarichi urbani.
È innegabile che anche le attività di pesca commerciale, la mitilicoltura e la piscicoltura contribuiscono alla produzione di rifiuti marini solidi quando gli attrezzi da pesca (lenze, reti, nasse, ecc.) vengono accidentalmente persi o in certi casi volontariamente smaltiti in mare. Nel contempo va sottolineato come tale apporto risulta quantitativamente irrisorio in confronto alle altre fonti.
Recentemente esperti delle Nazioni Unite sugli aspetti scientifici dell'inquinamento marino (GESAMP) hanno scoperto che le fonti terrestri rappresentano fino all'80% dell'inquinamento marino mondiale.
Risulta pertanto essenziale giungere alla approvazione della legge che permette ai pescatori di sbarcare i rifiuti raccolti in mare con una contemporanea infrastrutturazione dei porti pescherecci che permetta la raccolta e lo smaltimento degli stessi.
Le caratteristiche della pesca mediterranea ed italiana in particolare - prosegue Basciano - sono fortemente ancorate a secoli di storia, tradizione, cultura della pesca in mare che la rendono unica ed efficace, ma anche frammentata e con una gestione spesso di tipo artigianale.
Tale situazione si riflette sul valore economico della produzione che evidenzia una flessione negli anni maggiore delle catture, segnale evidente di un non positivo andamento della fase commerciale, testimoniato dal calo del prezzo medio.
Proponiamo di spostare i livelli di gestione della pesca in ambito locale (CoGEPA o OO.PP) dove le barche più efficienti o più motivate possano utilizzare le giornate di quelle meno efficienti e meno motivate (vedi equipaggi anziani, eventi che impediscono l’attività come malattie, infortuni, danni alla barca o altro).
A nostro avviso lo strumento da utilizzare per una tale ristrutturazione del settore potrebbero essere i contratti di filiera che permetterebbero di razionalizzare l'intero settore con un miglioramento dei tre aspetti fondamentali, economico, sociale ed ambientale: pescare meglio, vendere bene, consumare sano.
Oltre alla già citata grave situazione ambientale e climatica, va anche sottolineata la costante riduzione di spazi disponibili per la pesca: la Commissione - spiega Basciano - ci obbliga a portare al 30% le aree marine protette (questa regione ne conta già 7 per circa 80.000 ettari), cui si aggiungono le FRA (Fisheries Restricted Area) e questa regione ne ha attualmente ben 3, le condotte sottomarine (cavidotti, elettrodotti, gasdotti,ecc), le concessioni per trivellazioni e le recenti concessioni per impianti eolici off-shore di dimensioni gigantesche.
A tutto questo va aggiunta la tendenza verso una territorializzazione del mare a partire dall'entrata in vigore della convenzione di Montego Bay sul diritto del mare, verso cui il nostro paese non ha operato per avere la centralità che almeno per posizione geografica ci spettava ed è spesso rimasta all'angolo ad assistere a progressive attività da parte degli altri paesi nel rivendicare territori marini. La nostra flotta ha bisogno di mari dove pescare ed invece questi le vengono via via sottratti riducendo cosi la loro possibilità di lavorare.
Non mi riferisco soltanto alla nota questione con la Libia che vede i nostri armatori oggetto di attacchi, sequestri e carcerazioni, ma in generale ad una tendenza di molti paesi mediterranei a spostare le aree di interesse dei paesi verso le linee mediane.
Altro segmento importante nella nostra regione - continua Basciano - è quello della pesca artigianale, molto diffusa su tutto il territorio costiero nella nostra regione, che un tempo si caratterizzava per la multiforme varietà di attrezzi, evoluti negli anni dall’esperienza dei nostri pescatori per insidiare risorse diverse e fornire stagionalmente prodotti diversi ai mercati locali; è stata in questi anni privata di moltissimi di questi attrezzi perché non aderenti, per foggia o modalità d’uso, alla rigidità delle regole comunitarie, e pertanto non ha neanche lei un grande avvenire. La riduzione degli attrezzi infatti aumenta e concentra lo sforzo su poche specie e porta alla conseguente diminuzione del reddito. Occorre pensare ad ampliare la gamma di attrezzi in licenza e a trovare forme di recupero degli attrezzi tradizionali. A maggior ragione, per la tendenza a limitare l’operatività delle imbarcazioni a precise GSA (Geographical Subareas), occorre garantire loro la possibilità di cambiare stagionalmente attività all'interno delle aree assegnate. La già auspicata funzione di coordinamento dei CoGePA potrebbe assolutamente contribuire al raggiungimento di questi obiettivi.
Infine un accenno all’acquacoltura che da anni vede la nostra regione essere tra le più importanti per quantitativi prodotti ed oggi sicuramente prima per produzione di novellame. Se da un lato i consumi di pesce aumentano e continueranno ad aumentare e dall'altro le normative sempre più restrittive diminuiscono i prelievi di prodotti da pesca, risulta evidente che i consumi saranno sempre più soddisfatti da prodotti dell’acquacoltura e/o dall’importazione da mari lontani. Tra queste ultime due lasciatemi dire che preferisco ampiamente uno sviluppo del settore regionale che dia occupazione, anche altamente specializzata, e redditi nella nostra regione. Quindi è importante - conclude Giovanni Basciano - che la Regione metta mano alla questione delle concessioni demaniali al fine di renderle possibili, garantendo uno sviluppo regionale sostenibile di questo settore, in aderenza a quanto previsto già nel FEMP e ancora di più nel FEAMPA. Ogni occasione di sviluppo della nostra regione va a mio avviso perseguita e colta."
Il video dell'intervento dell'assessore regionale alla Pesca Toni Scilla
Credits: AltraSicilia