Ritardi e inefficienze continuano a uccidere l’economia. L’emergenza non va in ferie
L’AGCI combatte da anni una battaglia contro la burocrazia inefficiente e i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione.
Lo scorso 4 agosto ANCE Sicilia ha annunciato con una nota diffusa alla stampa la decisione di promuovere un ricorso collettivo delle imprese edili associate, in sede civile e presso la Corte dei conti, contestando alla Regione Siciliana il danno arrecato dall’omesso pagamento dal novembre del 2020, ben oltre otto mesi, delle fatture relative a forniture e lavori eseguiti.
“Quello di affidare commesse senza avere la necessaria copertura finanziaria è un malcostume che denunciamo da anni”, afferma la nota dell’ANCE “perché costringe le imprese a farsi carico degli oneri per i debiti assunti dall’amministrazione regionale, sottoponendosi a sovraesposizioni bancarie e costi che, prolungati fin troppo, portano le imprese all’impossibilità di operare e, spesso, al fallimento.”
“Molto prima della crisi del 2007 e dell’attuale emergenza Covid, i ritardi dovuti all’inefficienza della burocrazia siciliana erano già storico motivo di morte per strangolamento economico di aziende di tutti i settori, dalle imprese edili a quelle che garantiscono l’assistenza dei servizi sociosanitari direttamente ai cittadini”, afferma Michele Cappadona, presidente regionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, AGCI Sicilia. “Qualche giorno prima della denuncia da parte dell’ANCE, il 31 luglio l’assessorato per l’Economia della Regione Siciliana, con una nota dell’assessore Gaetano Armao, aveva annunciato di avere completato le operazioni del riaccertamento ordinario dei residui per l’esercizio 2020, rendendo disponibili 3,2 mld di euro di risorse di cassa per immediati pagamenti ad enti, imprese e persone.”
Secondo la normativa (D. Lgs. N. 118/2011) gli enti pubblici dal più piccolo comune alla Regione, prima di rendere disponibili i pagamenti, devono annualmente provvedere al riaccertamento dei residui, verificando le ragioni del loro mantenimento. La cifra riaccertata incrementa di pari importo il fondo pluriennale di spesa, al fine di consentire negli esercizi successivi la copertura degli impegni.
“Nonostante il DD n.1120 del 30-7-2021 sul riaccertamento sia già stato pubblicato sul sito della Regione il 3 agosto – sottolinea per l’AGCI Sicilia Michele Cappadona – nessun assessorato, tranne quello delle Infrastrutture retto da Marco Falcone, ha emesso mandati. Perché? Per iniziare le procedure, gli uffici attenderebbero la pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Condivisibile quindi l’allarme dell’ANCE: quanto tempo occorrerà a questi uffici per predisporre ed emettere i mandati di pagamento, adesso che scattano le ferie? Perché chi ne ha l’autorità non va in questi uffici a verificare chi fa cosa e per quale motivo le pratiche continuano a stare ferme? AGCI, che da anni si batte contro la cattiva burocrazia e i ritardi infiniti, sottolinea che essere pagati è un diritto di imprese e lavoratori, non una graziosa concessione della Regione, da elargire nel tempo.
Si è così abituati alla malaburocrazia – continua Cappadona – che ogni volta che la PA fa semplicemente ciò che dovrebbe essere ordinaria amministrazione, se ne dà ampia comunicazione come fosse un evento straordinario, che merita speciale rilievo. Quando il committente è privato, la necessità di eseguire controlli e collaudi sulle opere e servizi realizzati non inficia per nulla la scadenza dei pagamenti. Perché mai quando il committente è pubblico ciascuna pratica ex-ante ed ex-post deve subire lungaggini e ritardi che nessuna legge di Semplificazione riesce ad evitare? Perché risulta possibile che alla scadenza stabilita l’Ente pubblico si trovi senza fondi per effettuare i pagamenti dovuti? Le committenze pubbliche vanno affidate con impegni di fondi la cui disponibilità deve restare intangibile. Il Comune o la Regione hanno problemi di liquidità? Per garantire imprese e lavoratori si potrebbe, anzi si dovrebbe, creare un fondo obbligatorio di disponibilità in cui allocare le risorse per il pagamento degli impegni di spesa dei lavori affidati. Il fondo potrebbe essere rimpinguato tramite, per esempio, un mutuo obbligatorio a lungo termine erogato dall’Irfis o dalla Cassa depositi e prestiti. Ma ritardare cronicamente i pagamenti di lavori eseguiti per mancanza di liquidità o incapacità della macchina amministrativa, uccidendo il tessuto produttivo dell’Isola è una gravissima responsabilità di cui non possono essere sempre e soltanto le imprese a pagare il conto.
Il nostro allarme è massimo – conclude Cappadona -, perché allo stato dei fatti la Sicilia non è affatto politicamente e amministrativamente nelle condizioni di gestire la speranza di rilancio economico, ultima ciambella di salvataggio per salvarci dal definitivo tracollo, che ci offre il Pnrr. Il Titanic continua ad affondare, l’orchestra continua a suonare la stessa musica. La politica pensi a salvare il lavoro e le imprese, non se stessa.”
Credits: IlGazzettinodiSicilia