Tributi, Elvira Amata: “Subito misure per far rateizzare le cartelle esattoriali arretrate e accumulate durante il Covid-19 dalle imprese siciliane che rischiano il definitivo tracollo, Musumeci chieda soluzioni concrete e il governo Draghi intervenga con urgenza”.
Michele Cappadona, presidente regionale cooperative AGCI: “La Sicilia si aspetta, ora più che mai, politiche di fiscalità di vantaggio e sviluppo, non milioni di notifiche tributarie che condannino a morte le imprese in difficoltà. Le cartelle esattoriali accumulate durante l’emergenza causata dalla pandemia devono potere essere accodate e rateizzate in dieci anni”.
“Permettere la rateizzazione delle cartelle esattoriali accumulate durante l’emergenza Covid per evitare milioni di notifiche tributarie che rischierebbero di condannare al tracollo definitivo imprese e famiglie”. Lo chiede Elvira Amata, capogruppo di Fratelli d’Italia all’Ars, che rilancia la preoccupazione del presidente regionale dell’Associazione generale delle cooperative italiane (Agci Sicilia), Michele Cappadona. Da mercoledì prossimo, infatti, riprenderà l’invio delle cartelle di pagamento e il recupero coattivo delle somme per il mancato rinnovo del “congelamento” dell’attività di riscossione, durato 18 mesi e prorogato per nove volte da una serie di decreti dal “Cura Italia” al “Sostegni-bis”. “Si tratta di circa 20-25 milioni di atti, che saranno scaglionati a partire dai più arretrati, riferiti prevalentemente ai ruoli che gli enti creditori hanno affidato all’agente della riscossione a marzo dell’anno scorso – spiega Amata – . Entro la fine dell’anno saranno notificate gradualmente circa 4 milioni di cartelle, che verranno recapitate al ritmo di 1 o 1,5 milioni al mese. La ripresa delle operazioni di recupero riguarda anche le somme dovute ai Comuni e agli enti locali per le ingiunzioni già notificate. “Le aziende vanno sostenute in questa fase estremamente delicata in cui hanno bisogno di denaro, che ovviamente lo Stato non può chiedere loro se vuole supportarle e farle sopravvivere – sottolinea Amata -. Siamo a uno dei tanti paradossi italiani. Il governo Draghi si dia una mossa e venga incontro alle legittime esigenze delle imprese italiane e siciliane che non possono essere ulteriormente messe a dura prova dalla forza di uno Stato che ha il dovere di aiutarle, così come auspichiamo che il presidente della Regione Nello Musumeci difenda nelle opportune sedi istituzionali, promuovendo soluzioni e iniziative concrete, le imprese siciliane che sono ancora in piena crisi”.
Michele Cappadona: “Al Sud e in Sicilia (dove la spesa pro-capite dello Stato è più bassa che al Nord) servono fiscalità di vantaggio e di sviluppo, alleggerimento degli oneri a breve, moratorie, accodamenti delle uscite per debiti pregressi e strumenti di credito che garantiscano liquidità per la ripartenza”.
“Proprio nel momento in cui la quasi totalità delle imprese ha bisogno di aiuto e chiede liquidità allo Stato per sperare di sopravvivere, paradossalmente è lo Stato a chiedere liquidità alle imprese. Ma chi è dissanguato va curato con trasfusioni, non certo con salassi”, dichiara Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, AGCI Sicilia. “Il Consiglio dei Ministri lo scorso 23 luglio ha prorogato con un nuovo decreto, per la quinta volta, lo stato di emergenza nazionale dichiarato il 31 gennaio 2020 per il Covid fino al prossimo 31 dicembre. Se l’emergenza sanitaria non è stata ancora sconfitta – anzi dal 30 agosto la Sicilia torna in Zona Gialla – e le sue conseguenze continuano a colpire gran parte delle attività produttive, in grave crisi e a rischio di chiusura, com’è pensabile interrompere proprio ora la moratoria delle cartelle esattoriali? La conseguenza sarà un massacro economico per aziende e famiglie. Occorrono soluzioni realistiche, come una nuova rottamazione del debito fiscale pregresso con un piano di rientro cadenzato e rate che tengano conto del reddito, e poi ripartire con il corrente dal 2022, alla verifica di una ripresa duratura. Finché il Paese è in emergenza nazionale e il sistema produttivo non è stabilizzato in un quadro di sostenibilità, ciascuna impresa deve essere salvaguardata con misure adeguate a sostenerne la ripartenza o garantirne la possibilità di riconversione per mantenere i livelli occupazionali. Occorrono misure adeguate alla situazione di crisi. Per gestire i debiti con il fisco la formula realistica di supporto non può essere diversa da quella utilizzata per i finanziamenti del Decreto Liquidità dell’8 aprile 2020, la cui durata è stata estesa fino a 10 anni. È pensabile tornare alla piena imposizione fiscale solo dopo una verifica di una ripresa effettiva e duratura. Per le imprese in sofferenza di fatturato, occorre accodare il carico fiscale accumulato nell’intero periodo dello stato di emergenza con una restituzione decennale a partire dal 2022, ipotizzando cessata la crisi pandemica con la fine dell’anno in corso”.
“Abbiamo guardato con fiducia alla nascita del Governo di Mario Draghi”, prosegue Michele Cappadona, “che da governatore della Banca d’Italia sostenne sempre con forza che senza il Sud l’Italia non può crescere e non ha futuro: «Abbiamo tutti bisogno dello sviluppo del Mezzogiorno», disse già nel 2009. Per questo siamo delusi dall’operato del governo Draghi”, conclude Cappadona, “quando Patuanelli trasferisce al Nord i fondi europei per l’agricoltura destinati al Sud o il ministro dello Sviluppo economico della Lega Giorgetti tace sulla mancata proroga dell’invio di 25 milioni di cartelle esattoriali agli italiani, mentre fino al giorno prima Salvini nelle piazze ne faceva cavallo da battaglia di tutto il centrodestra”.
Credits: IlGazzettinodiSicilia