Primi 31 tra minori abusati e donne vittime di violenza dimessi da tre comunità. La comunicazione delle dimissioni è già stata inviata per preavviso anche al procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Palermo.
“Il Comune di Palermo si ostina a non pagare le case di accoglienza che ospitano minori e donne vittime di abusi, senza alcuna ragione giuridica”, dice Mirco Oliveri, responsabile Comunità minori e donne a rischio dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Palermo, cui aderiscono le case di accoglienza che hanno dichiarato la dimissione degli ospiti per grave inadempienza dell’amministrazione comunale.
“Il settore Cittadinanza Solidale e la Ragioneria non pagano dal giugno dell’anno scorso. I dirigenti continuano imperterriti ad elencare le più inverosimili scuse per non liquidare le rette, esibendosi in funambolici arrampicamenti sugli specchi. Come se ciò rendesse giustificabile l’estrema gravità dell’inadempienza. Semplicemente, per mesi e per anni, non provvedono a pagare le cooperative sociali e gli enti del terzo settore per l’accoglienza di minori e donne vittime di maltrattamenti, assegnati alle comunità per ordine del Tribunale. Sulle nostre fatture - continua Oliveri - vengono ingiustamente contestate cifre risibili, ma invece di pagare correttamente l’importo principale non contestato, viene bloccato l’intero pagamento. Le determine delle fatture dove non ci sono contestazioni rimbalzano comunque pretestuosamente avanti e indietro anche per più semestri tra gli uffici della "Cittadinanza Solidale" e della Ragioneria, il cui unico sforzo che percepiamo è quello di non corrisponderci il giusto pagamento su prestazioni che hanno un ciclo mensile e che per legge vanno pagate entro 30 giorni, con importi che non sono a carico del Comune ma vengono corrisposti dalla Regione. I ritardi causati dalle violazioni delle procedure degli uffici, che impongono condizioni contrattuali diverse e vietate da quelle disposte dalle norme regionali, comportano un costo enorme per contenziosi che non hanno alcuna valida giustificazione. Non si ha notizia dell’informatizzazione delle procedure da parte della Sispi, sollecitata dalle cooperative vessate dai ritardi. Tutto questo nell’inerzia e disinteresse più completi del sindaco, della giunta e dell’assessore preposto ai servizi socio-assistenziali. Tutta l’enfasi e la retorica su una Palermo capitale della cultura e dell’accoglienza, sulle panchine e le scarpe rosse di solidarietà esibite a sostegno delle donne vittime di violenza”, conclude Mirco Oliveri, “si infrangono su una realtà cui si addice il nome comune con cui i palermitani chiamavano la piazza su cui si affaccia ancora la sede dell’amministrazione municipale: Piazza della Vergogna”.
Credits: AltraSicilia