Caos comparto servizi sociali. L’Ars approva in finanziaria norme per imporre ai Comuni - che hanno l’obbligo di garantire l'erogazione di servizi socio-assistenziali e il regolare pagamento degli operatori che ne assicurano la qualità - l'adozione delle convenzioni così come stabilite dalla Regione e il rispetto integrale delle assegnazioni ordinate dai tribunali alle comunità di accoglienza dei minori vittime di abuso.
Marianna Caronia, deputato Ars e consigliere comunale di Palermo: «Gli emendamenti appena approvati in finanziaria regionale in materia di gestione dei servizi socio-sanitari, da me fortemente sostenuti, intervengono per contrastare una cronica disattenzione burocratica e politica che ho ripetutamente contestato all’amministrazione del Comune di Palermo».
Mirco Oliveri, responsabile provinciale Settore Comunità minori e donne a rischio dell'Associazione Generale delle Cooperative Italiane - AGCI Palermo: «Introdotte nuove norme che rafforzano l'obbligo di non introdurre condizioni vessatorie nei contratti di affidamento dei servizi sociali, fanno cadere del tutto gli alibi pretestuosi per i gravi ritardi e i mancati pagamenti alle comunità di accoglienza, disponendo infine provvedimenti sostitutivi della Regione in caso di inadempienza da parte degli enti locali».
Ormai da oltre un anno il Comune capoluogo regionale ha quasi del tutto sospeso i regolari pagamenti per i servizi resi da cooperative ed enti che forniscono assistenza, accoglienza e tutela a persone fragili, spesso anche vittime di violenza, i cui casi sono gestiti dai tribunali ordinari o minorili.
Comunità di accoglienza, il caso Palermo. «Una mancanza di sensibilità nei confronti dei più fragili - dichiara Marianna Caronia - che il mese scorso è stata anche rappresentata dall’ormai ex Garante dei disabili, che ha rinunciato al proprio incarico dopo tre anni di tentati quanto ignorati confronti con l’Amministrazione. Le pratiche di pagamento continuano a rimbalzare fra gli uffici in una incredibile ricerca del cavillo, dell'ostacolo e del problema da sbattere in faccia agli operatori, ai lavoratori non pagati da semestri che accudiscono gli ospiti, alle cooperative indebitate che falliranno, nonostante i crediti che vantano nei confronti del Comune e, in ultima analisi, alle persone fragili ospitate che rischiano di trovarsi per strada. Spiace dirlo, ma è evidente che siamo di fronte ad una precisa scelta politica che ricade sul sindaco e sulla Giunta: non dare alcun indirizzo chiaro agli uffici perché trovino soluzioni per aiutare i più fragili, ma semplicemente lasciare tutto in mano della burocrazia più cieca e insensibile alla sofferenza dei cittadini».
«Le due norme sulle comunità alloggio appena approvate a Palazzo dei Normanni - dichiara Mirco Oliveri, dirigente provinciale AGCI Palermo - su corale richiesta di cooperative sociali e altri enti del terzo settore, hanno lo scopo di porre fine ad un regime cronico di condizioni vessatorie, di alibi invocati e condotte pretestuose fin qui adottate da parte di uffici pubblici, come quelli del Comune di Palermo, che producono l’illegittimo risultato di omettere il pagamento regolare delle rette mensili alle strutture di accoglienza di disabili, donne vittime di violenza e minori abusati, per mesi, interi semestri, addirittura anni, invocando piccole contestazioni anche su aspetti marginali e pretendendo di bloccare per questo motivo anche le somme di funzionamento regolari e incontestabili».
L’Ars ha infatti introdotto due brevi emendamenti sulle comunità di accoglienza all’interno della legge finanziaria 2022 appena varata. Il primo riguarda l’obbligo di rispettare gli schemi di convenzione-tipo emanati dalla Regione Siciliana. “All’articolo 20 della legge Regionale 9 maggio 1986, n. 22 è aggiunto il seguente comma:
I comuni singoli o associati, per la realizzazione dei servizi socio assistenziali, devono stipulare le convenzioni già approvate con DPRS 4 giugno 1996 con gli enti iscritti nell'albo regionale previsto dall’art. 26 entro e non oltre il 30 giugno di ogni anno. La Regione provvederà a vigilare sull’adempimento degli obblighi di cui al presente articolo ed agire in via sostitutiva rispetto all’ente locale inadempiente.”
Il secondo emendamento sancisce la perfetta regolarità della posizione delle strutture di accoglienza cui vengono affidati minori dal tribunale in situazioni di emergenza. “II comma 5, dell’art. 39, della Legge Regionale 15 aprile 2021, n. 9, é sostituito dal seguente:
5. Al fine di rispondere alle emergenze segnalate dai tribunali minorili della Sicilia, nei soli casi di necessità di ricovero di minori vittime di abuso, le comunità alloggio autorizzate al funzionamento e regolarmente iscritte all’Albo di cui all’art. 26, della legge Regionale 22/1986, potranno ospitare fino ad un numero massimo di cinque soggetti per comunità oltre al numero previsto dal D.P.R. 28 giugno 1988, ovvero a quanto contenuto nei decreti autorizzativi e nelle convenzioni stipulate ai sensi dell'art. 20 della L.R. n. 22/1986.”
«Il Comune di Palermo, assessorato Cittadinanza solidale - spiega Oliveri-, si è finora rifiutato di pagare l’intero importo delle rette dovute per il ricovero dei minori vittime di abuso, perc hé non riconosce le somme relative al ricovero dei minori inseriti in emergenza all'interno delle strutture con decreto della AGM, Autorità Giudiziaria Minorile. Gli uffici comunali hanno finora preteso di bloccare i pagamenti per intero, chiedendo alle strutture di rinunciare alle somme non riconosciute emettendo note di credito, in attesa di “pareri” interpretativi da loro chiesti agli uffici regionali. In sostanza la posizione del Comune, non suffragata da alcuna norma né dalla logica, era che se il Tribunale ordinava il ricovero di minori in situazioni di emergenza, previsto dalla legge 9/2021, fino a 5 unità oltre il numero già autorizzato, non c'era l'obbligo di pagare le relative rette, in attesa di imprecisate “norme attuative”. È il caso di sottolineare che la Procura quando dispone affidamenti in emergenza, lo fa in strutture che possiedono caratteristiche adeguate. Le obiezioni pretestuose in merito, fin qui opposte dal settore Cittadinanza solidale guidato dalla dirigente Ferreri e dall’assessora Mantegna, risultano definitivamente prive di alcuna rilevanza come alibi per i mancati pagamenti».
«Un aspetto di estrema importanza introdotto dalle nuove disposizioni, oltre a ribadire che le convenzioni da stipulare con le strutture di accoglienza devono essere conformi agli schemi formulati dall’amministrazione regionale - continua Oliveri - è l’obbligo in capo alla Regione ad una specifica azione di vigilanza sugli adempimenti da parte delle amministrazioni locali e ad “agire in via sostitutiva rispetto all’ente locale inadempiente”, con propri provvedimenti ad hoc. Il testo degli emendamenti che come rappresentanti delle cooperative sociali abbiamo proposto in sede politica, è stato formulato con la consulenza legale dell'avv. Giuseppe Marcellino».
«È il caso di sottolineare - continua Mirco Oliveri - che nell’era della digitalizzazione nella PA, negli uffici comunali preposti alla gestione dei servizi sociali non c’è ancora traccia del programma interamente informatizzato (che la Sispi ha dichiarato essere pronto ad implementare immediatamente presso gli uffici comunali) in grado di risolvere in modo facile e definitivo i ritardi burocratici del settore Cittadinanza solidale collegati a procedure che comportano il "maneggio" di un gran numero di documenti cartacei, stante la carenza di personale. Perché? Questo regime di abbandono, di superficialità, di assenza di procedure certe, legittime, trasparenti e veloci è scandaloso e deve cessare - conclude Oliveri. I servizi di assistenza sociale riguardano diritti incomprimibili di soggetti fragili, hanno un ciclo mensile, devono essere erogati da personale competente altamente specializzato che ne garantisce la qualità, da lavoratori che hanno quindi il diritto di essere pagati regolarmente ogni mese attraverso le rette che gli uffici comunali devono erogare con puntualità, cessando di invocare illegittimi, pretestuosi e vergognosi ritardi.»