La continua riduzione di giorni di pesca annui eroderà entro i prossimi 18/24 mesi quasi del tutto i margini di redditività del settore che utilizza attrezzi da traino come lo strascico e produce la maggior parte della offerta ittica nazionale. A rischio 9 imprese su 10.
La cooperazione, in vista delle prossime elezioni, ha inviato un documento a tutte le forze politiche per indicare le priorità del settore da inserire nella prossima agenda di governo.
Contrasto al caro bollette e più voce in Europa per porre un freno alla riduzione dello sforzo di pesca. Ma anche un Ministero del Mare che metta assieme tutte le competenze che ruotano attorno al mare, in grado di dare più dignità, maggiore peso politico e più efficace forza amministrativa all’economia blu.
A chiederlo è l’Alleanza delle Cooperative Italiane della pesca che, in vista delle prossime elezioni, ha inviato un documento a tutte le forze politiche coinvolte nella competizione elettorale per indicare le priorità del settore da inserire nella prossima agenda di governo.
“Il forte incremento dei costi - afferma L’Alleanza - mette a dura prova la tenuta economica di moltissime imprese di pesca, che a fatica si stavano riprendendo dalla pandemia. Occorre una azione governativa energica per contrastare la corsa dei prezzi ma anche una maggiore tutela del settore da parte dell’Italia nei tavoli europei”.
Secondo la cooperazione, tra i problemi principali oggi c’è, proprio, quello della politica di riduzione dello sforzo di pesca, che taglia le giornate di lavoro in mare, per il comparto dello strascico, già fortemente penalizzato dall’aumento del costo del carburante (con consumi almeno di 100.000 litri di carburante ogni anno per peschereccio). Una riduzione prevista per il Mediterraneo Occidentale (in Italia da Imperia a Trapani, Sardegna inclusa) dal Reg. (UE) n. 2019/1022, con tagli già attuati del -20%, e che rischia di essere raddoppiata nei prossimi due anni. La stessa politica di riduzione viene imposta dalla Commissione europea anche in Adriatico e Ionio, sulla base della valutazione delle risorse e delle raccomandazioni della Commissione Generale della pesca del Mediterraneo (CGPM) della FAO, “strozzando quasi del tutto il confronto con gli stake-holder e con il Parlamento europeo attraverso scorciatoie procedurali”, sottolinea l’Alleanza. E secondo un’indagine condotta dall’Alleanza delle Cooperative Italiane, la continua riduzione di giorni di pesca annui eroderà entro i prossimi 18/24 mesi quasi del tutto i margini di redditività del settore (attrezzi da traino come lo strascico) che produce la maggior parte della offerta ittica nazionale. Sono a rischio 9 imprese su 10.
Per sostenere e rilanciare il comparto, secondo la cooperazione, è necessario, invece, rendere più sicuro e meno faticoso il lavoro a bordo, puntando sul rinnovo della flotta peschereccia che ha un’età media di oltre 31 anni. “Sono necessari incentivi per gli acquisti di nuove imbarcazioni più moderne e ecosostenibili”, sollecita la cooperazione, preoccupata anche dal difficile ricambio generazionale. E per questo chiede di inserire la professione del pescatore tra i lavori usuranti allo scopo di rendere possibile l’uscita anticipata dei lavoratori di questo settore. Sì allo sviluppo dell’apprendistato, della qualificazione professionale e della formazione continua ma anche dando luce ad una riforma dei titoli professionali marittimi per la pesca, invocata da tempo. Un netto no, invece, alla revisione europea della direttiva sull’energia, che potrebbe mettere a rischio l’esenzioni delle accise per il carburante utilizzato dalla pesca.