Michele Cappadona è il presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia. In occasione delle elezioni del Presidente della Regione e dei Deputati all’ARS gli abbiamo chiesto un sunto delle più rilevanti istanze che interessano, in particolare, il settore della cooperazione in Sicilia.
Presidente Cappadona, a nome dell’AGCI Sicilia quali ritiene siano i necessari e urgenti interventi nell’ambito delle politiche di governo regionale della prossima legislatura?
È un momento difficile, in cui i politici che si candidano ad amministrare la Sicilia dovranno assumersi un ruolo di grande responsabilità. Trovo opportuno premettere il richiamo all’art. 45 della Costituzione, che riconosce la funzione sociale della cooperazione e stabilisce che la Repubblica ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura il carattere e le finalità. Le imprese cooperative operano in tutti i settori produttivi perseguendo i valori di solidarietà, mutualità e no-profit, ancora più significativi nell’attuale perdurante e complessa situazione di crisi.
Un’esigenza avvertita generalmente da tutti gli operatori economici è quello della semplificazione dei procedimenti nella pubblica amministrazione.
In materia di accelerazione dei procedimenti amministrativi e sburocratizzazione è intollerabile come da decenni le esigenze e istanze di cittadini e imprese non ottengano risposta né trovino effettiva applicazione le disposizioni esistenti. AGCI ha proposto l’adozione in Sicilia di una normativa analoga a quelle adottate in altre Regioni che utilizzano il modello dello “sportello unico”, da attuare attraverso il progetto di buone prassi “SURAP-Sportello Unico Regionale delle Attività Produttive”. L’obiettivo è quello di una rete digitale regionale in grado di dare efficenza ai SUAP comunali che non funzionano e di gestire razionalmente tutti i procedimenti che abbiano competenza sovracomunale e regionale, con modalità interattiva e “sportelli” in presenza e virtuali attivati presso tutte le associazioni di categoria.
Durante la legislatura regionale giunta ora al termine, è stata avviata una riforma del sistema del credito agevolato regionale alle imprese.
Occorre riformulare la recente riforma che ha voluto fondere in un nuovo ente “IRCA” i due preesistenti istituti di credito agevolato di proprietà della Regione dedicati alla cooperazione e all’artigianato, rispettivamente IRCAC e CRIAS.
AGCI Sicilia ritiene tale fusione un errore in quanto illogica, in ragione della diversa natura delle due tipologie di imprese e soprattutto perché i fondi destinati a cooperative e artigiani sono e devono restare autonomi per lo sviluppo di entrambe le realtà di soggetti produttivi, e adeguati alle rispettive specificità.
L’IRCA invece di assorbire IRCAC e CRIAS potrebbe avere un ruolo diverso, in direzione per esempio della gestione di fondi regionali di garanzia e di supporto ai consorzi fidi, tenendo conto che la prima misura di contrasto alla crisi COVID è stato proprio il ricorso a fondi di garanzia nazionali per porre rimedio anche alle pesanti restrizioni del “merito creditizio”, che impediscono l’accesso al credito a tantissime micro, piccole e medie imprese dell’Isola. Un enorme problema sono i ritardi con cui la pubblica amministrazione paga i propri fornitori: l’IRCA potrebbe prestare garanzia per i crediti, per esempio, delle cooperative che assicurano ai Comuni i servizi sociosanitari, che vengono retribuiti con tariffe e modalità stabilite dalla Regione. Le cooperative sociali, dove le spese per il personale raggiungono anche il 95% dei costi di bilancio, vanno tutelate dal rischio che il Comune committente vada in dissesto o predissesto, con tagli che riducono il dovuto fino al 60%.
L’IRFIS va rafforzata nel suo ruolo di istituto di credito agevolato cui tutte le imprese siciliane possono ricorrere, anche quelle cooperative e artigiane, con ulteriori prodotti finanziari diversificati.
In Sicilia alcuni territori presentano una vocazione speciale. Quali potrebbero essere le politiche di sviluppo locale?
AGCI Sicilia ritiene fondamentale rafforzare, perseguire e diversificare speciali politiche di sviluppo locale, con modalità e obiettivi espressamente previsti dall’UE. Due i diversi approcci di intervento: quello CLLD (sviluppo locale partecipativo pubblico/privato) attuato attraverso GAL e FLAG; l’altro è quello della fiscalità di vantaggio, cioè dell’individuazione di ambiti locali all’interno dei quali le imprese già operative o di nuovo insediamento possono beneficiare di agevolazioni fiscali e di semplificazioni amministrative, e riguarda ZES (Zone economiche speciale), ZFU (Zone franche urbane), ZFM (Zono franche montane) o zone speciali per i territori a specifica prevalente vocazione turistica, come propone AGCI.
Un tema di attualità è la digitalizzazione delle imprese.
La digitalizzazione è uno degli obiettivi del PNRR e riveste particolare interesse per la competitività delle imprese siciliane. Riguarda l’intera organizzazione aziendale, dalla produzione, all’amministrazione, al commercio dei servizi/prodotti. L’obiettivo dichiarato è l’aumento del Pil. Una grande vocazione digitale riguarda in particolare il settore del turismo, strategico per la Sicilia. Per raggiungere gli obiettivi della Digital Transformation – la copertura della banda larga, l’utilizzo del canale internet per il business, l’attività di eCommerce – AGCI Sicilia ritiene indispensabile, anzi ineludibile un’azione sinergica con le associazioni di categoria.
Donne e giovani sono destinatari di particolari misure.
Una risorsa preziosa che il Sud e la Sicilia non possono più permettersi di sprecare sono i giovani e le donne. Tutte le misure di rilancio economico dovranno prevedere, direttamente e trasversalmente, interventi aggiuntivi e premialità specifiche per l’autoimpresa, la valorizzazione delle attività a prevalenza giovanile e femminile, incentivi e sgravi aziendali per l’occupazione di donne e giovani e sostegno diretto dei costi a carico del lavoratore, rafforzamento e qualità della formazione.
Made in Sicily: come valorizzarlo.
Vanno sostenute e rafforzate efficienti iniziative di supporto alla commercializzazione dei prodotti siciliani. Occorre neutralizzare il gap infrastrutturale, materiale e immateriale. In coerenza con il principio di insularità, interventi di compensazione economica degli svantaggi derivati dal divario del sistema dei trasporti stradali, marittimi, ferroviari. Bisogna intervenire sulla marginalità della Sicilia rispetto ai grandi eventi “Expo” e investire sulla centralità geografica dell’Isola nel Mediterraneo. Necessario creare accessi a piattaforme per i prodotti Made in Sicily, anche via e-commerce.
Un aspetto cruciale per l’ambiente è l’emergenza rifiuti in Sicilia.
Il governo Musumeci ha approvato la realizzazione di due impianti di termovalorizzazione, cioè particolari inceneritori di rifiuti indifferenziabili (che non possono essere riciclati e riutilizzati tramite raccolta differenziata), che convertono il calore generato dalla combustione dei rifiuti in energia. Bruciare i rifiuti però produce CO2 e altre sostanze inquinanti: è una scelta dannosa e anacronistica. Prima di portare a regime un impianto del genere occorrono almeno 8-9 anni. Ma nel 2020 l’Italia ha recepito le direttive europee sull’economia circolare basata su riduzione-riuso-riciclo di RSU, che esclude qualsiasi finanziamento per le discariche e ad impianti di incenerimento di rifiuti indifferenziati, con o senza recupero di energia. E nel 2028 scadranno i cosiddetti “sussidi Ets”, per cui gli impianti che emettono gas “climalteranti” – come inceneritori e termovalorizzatori – dovranno pagare oneri da cui attualmente sono esclusi. Quindi i siciliani, oltre a pagare (in quanto il costo del processo non è coperto dal calore sviluppato) lo smaltimento in questi impianti – in mano ai privati – dovranno anche pagare nella Tari il costo delle emissioni dannose per il clima”. Inoltre, la normativa comunitaria prevede che i termovalorizzatori siano dismessi entro il 2035, anno in cui sarà obbligatorio differenziare almeno il 90 per cento dei rifiuti urbani. Vanno quindi necessariamente realizzati impianti per il trattamento, riuso, recupero, riciclo, che non producono ceneri e polveri inquinanti e sono economicamente autosostenibili.
Presidente Cappadona, quali sono le criticità e le possibili iniziative di rilancio di particolari settori produttivi?
Speciale attenzione deve essere riservata al riconoscimento del ruolo delle ICC-imprese culturali e creative, per la valorizzazione del ricchissimo patrimonio culturale siciliano. Sono imprese culturali e creative le imprese e loro reti e consorzi che hanno quale oggetto sociale, in via esclusiva o prevalente, attività concernenti l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell’ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, alle arti applicate, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all’audiovisivo, all’editoria e al giornalismo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei nonché al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati. Per vocazione, le imprese cooperative rivestono e possono rivestire una funzione strategica nel recupero, riqualificazione, valorizzazione di beni culturali. Occorre con urgenza dare attuazione alla recente normativa che ha istituito in Sicilia gli incubatori di imprese cooperative culturali e creative.
Il turismo è il settore verso cui la Sicilia presenta un’indiscussa vocazione.
È conclamato che la Sicilia abbia tesori culturali, naturalistici e ambientali, ricchezze che nessun altro possiede, veri e propri gioielli inestimabili che restano però ancora chiusi in uno scrigno e non valorizzati attraverso un’adeguata fruizione turistica. La nostra Isola è gestionalmente arretrata perfino nella destagionalizzazione, di cui si parla da trent’anni, mentre paesi dell’Europa orientale sono organizzatissimi persino nel turismo sanitario. Ma vanno ricordate anche le occasioni trascurate del turismo sociale o di quello relazionale-esperenziale, del turismo ambientale e sostenibile, dell’ecoturismo, oppure quelle “di nicchia” come l’ittiturismo, il cicloturismo, quello termale, il turismo religioso e le Vie Francigene. Occorrono misure che incoraggino quindi anche la presenza diffusa di micro imprese cooperative di servizi locali sostenibili della filiera turistica. In Italia è incredibile assistere alla vendita di quella che fu la compagnia aerea di bandiera. La Sicilia, di contrasto, deve attuare politiche attrattive, alternative, compensative che suppliscano in ogni modo al gap dei trasporti aerei.
Agroalimentare, produzioni identitarie siciliane di qualità.
Vi è un cronico problema di ricambio generazionale che riguarda i settori produttivi ittico e agricolo, verso cui destinare e rafforzare incentivi. La recente crisi energetica ha fortemente aggravato le difficoltà accumulate durante la pandemia Covid. La Sicilia ha un patrimonio di produzioni agricole di qualità e vanta il primato italiano nella produzione di vino biologico (le cantine Colomba Bianca, cooperativa aderente all’AGCI). Realtà che vanno tutelate, rafforzate e incentivate.
Agricoltura. AGCI Sicilia punta, in particolare, su due linee strategiche d’intervento: le cooperative sociali agricole e l’agricoltura biologica. Le cantine sociali rappresentano il più noto modello virtuoso di sostenibilità solidale tra produttori del settore vitivinicolo. Ma il modello sostenibile cooperativo è efficace anche negli altri comparti agricoli come il grano e l’ortofrutta. Il sostegno alla cooperazione è strategico perché tutela la sopravvivenza dell’indispensabile tessuto di piccoli produttori locali. Il biologico è il futuro di qualità su cui investire.
Pesca. Acquisto e innovazioni per imbarcazioni e attrezzature, specialmente per equipaggi della piccola pesca, risultano maggiormente sostenibili se organizzati in forma cooperativa. Oltre ad aiuti per l’innovazione occorrono adeguate compensazioni per la riduzione delle giornate di pesca che derivano da penalizzanti normative UE, da far modificare.
Le attività di solidarietà sociale sono tipiche della cooperazione.
AGCI segnala tre urgenti linee principali di intervento: comunità alloggio; cooperative sociali di tipo b; cooperative di comunità.
Le comunità alloggio sono gestite prevalentemente da enti del terzo settore sotto la forma societaria di cooperative sociali. Il cosiddetto “privato sociale” svolge un ruolo insostituibile, assicurando in ciascun territorio per conto delle amministrazioni comunali, con modalità e costi stabiliti dalla Regione, gli indispensabili servizi di assistenza sociosanitaria nei confronti delle categorie più fragili: anziani, minori e donne a rischio, disabili. Occorre una profonda e rigorosa riforma che assicuri la sopravvivenza delle imprese sociali, con procedure automatiche celeri per azioni ispettive e commissariali nei Comuni, che garantiscano il puntuale pagamento dei servizi erogati.
La Sicilia, incredibilmente, non ha mai attivato le procedure per l’iscrizione all’albo regionale delle cooperative sociali di tipo B, che devono avere almeno il 30% dei lavoratori in condizione di svantaggio, in riferimento al numero complessivo dei lavoratori. Tali lavoratori devono essere soci della cooperativa.
Pur essendo istituito il 21 novembre 2019 il registro regionale delle cooperative sociali, non è stata ancora attivata la procedura di iscrizione.
Occorre procedere all’attuazione delle procedure di iscrizione tanto delle cooperative sociali di tipo B che delle cooperative di comunità, per potere programmare in un quadro regolamentare di chiarezza la gestione delle attività e delle risorse da destinare ai settori di grande rilievo sociale istituzionalmente previsti in cui tali imprese devono operare.
Ci può spiegare com’è organizzata la rappresentanza delle imprese cooperative?
La Sicilia è l’unica Regione in Italia che assegna particolari attività, come la revisione a pagamento delle imprese cooperative e altre specifiche risorse nel settore della cooperazione, ripartendole annualmente a ciascuna delle sei centrali cooperative riconosciute dal MISE utilizzando come criterio il numero delle revisioni effettuate nelle annualità precedenti. Utilizzare tale parametro costituisce un innaturale contrasto al naturale ruolo paritetico tra le sei centrali, cristallizza illegittimamente la posizione dominante di alcune centrali rispetto alle altre, sia in termini di rappresentanza che in termini economici.
Quali sono le istanze delle imprese cooperative da rappresentare da parte della Regione Siciliana in sede istituzionale nazionale?
L’AGCI Sicilia ha segnalato come sia ingiusta, illogica e onerosa l’attuale normativa che impone la proibizione di nominare un amministratore unico in alternativa al consiglio di amministrazione nelle cooperative, anche quelle con un numero ridotto di soci, e stabilisce i parametri minimi che impongono l’obbligo di un revisore. Il governo regionale dovrebbe farsi tramite di una riforma per eliminare queste criticità.