Esaminate operatività e differenze tra i procedimenti sulla vigilanza delle imprese cooperative disposti secondo le normative nazionali e quelli adottati in Sicilia dall’assessorato alle Attività produttive.
L’assessore Edy Tamajo ha convocato ieri i rappresentanti regionali delle sei associazioni di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del movimento cooperativo riconosciute per decreto ministeriale ex dlgs n. 220/2002 per un confronto sulle tematiche che riguardano la vigilanza delle imprese cooperative, verso cui il dipartimento regionale alle attività produttive esercita le funzioni di competenza.
I rappresentanti delle imprese cooperative dell’Isola hanno espresso unanime soddisfazione sul riassetto organizzativo territoriale del sistema delle Camere di Commercio siciliane appena definito dall’assessore Tamajo, che pone le basi alla piena attuazione della riforma degli enti camerali, prefigurata dall’entrata in vigore della legge Madia del 2015.
Particolare attenzione è stata posta sulle modalità di gestione dell’attività di vigilanza delle imprese cooperative non aderenti ad alcuna delle sei centrali. Francesco Sprio, vicepresidente AGCI Sicilia, ha commentato positivamente la notizia che «in coerenza a quanto da anni segnalato e richiesto, le camere di commercio stiano operando la cancellazione dal registro delle imprese di tutte le cooperative inattive da oltre cinque anni, che non abbiano provveduto a depositare bilanci, né a farsi revisionare».
È emersa quindi l’opportunità di verificare l’attuale procedura, su cui vi sono pareri discordanti: per un verso infatti l’assessorato si sarebbe espresso affermando in una nota che la materia della vigilanza sulle cooperative “non aderenti” non sarebbe di propria competenza, per altro verso l’attuale normativa regionale, valendosi delle prerogative dello statuto autonomo siciliano, ha nel tempo adottato procedimenti diversi da quelli delineati dalle disposizioni nazionali. Secondo il decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, le revisioni delle “cooperative libere”, non aderenti ad alcuna associazione di rappresentanza, vanno effettuate direttamente dalla pubblica amministrazione, cui va pagato interamente il contributo revisionale dovuto dalla cooperativa. Solo in Sicilia invece viene finora adottata un’anomala e complicata procedura, secondo la quale l’assessorato alle Attività produttive (valendosi della facoltà prevista dell’art. 26, comma 10, L.R. n. 4/2003) dispone di esternalizzare addirittura l’intero complesso di revisioni di propria diretta competenza (con la discrezionalità concessa dagli articoli 7 e 7bis della L.R. n. 36/1991) attribuendone in tal modo l’incarico con criteri che nei fatti appaiono del tutto non paritetici e risulta evidente assecondano consolidate posizioni dominanti.
I risultati delle attività di vigilanza espletate, devono per legge essere elaborati dall’assessorato allo scopo di costituire una banca dati sulle cooperative siciliane da utilizzare per finalità istituzionali nell'ambito di protocolli di legalità.
L’Agci Sicilia ha da anni sollevato il problema della difformità tra le procedure regionali e nazionali nella gestione dei contributi di revisione.
«Apprezziamo l’operato dell’on. Tamajo - conclude Sprio - che ha preso atto delle istanze esposte e ha acquisito la documentazione prodotta impegnandosi a verificare le esatte competenze assessoriali e ministeriali, rimandando ad una successiva riunione a breve la prosecuzione del confronto con l’assessorato su vigilanza e legalità».