Dopo quello all’Irfis di Dragotto, poi dimessosi, la nomina di Mancini all’Irca è il secondo incidente di percorso del Governo Schifani per un problema di incompatibilità nelle nomine degli amministratori degli istituti regionali di credito.
Dal 2018 ancora irrisolto il problema di governance dell’Irca. Nessuna risposta dalla Giunta Schifani alla contestazione di AGCI Sicilia sulla violazione delle norme nella procedura di nomina, lo scorso luglio, di Gaetano Mancini come componente del consiglio di amministrazione dell’istituto di proprietà della Regione per il credito agevolato ad artigiani e cooperative.
Tra le violazioni contestate, la designazione dell’amministratore in cda Irca avrebbe dovuto essere congiunta. AGCI spiega di non avere indicato Mancini valutando la sua candidatura incompatibile.
«Premesso che è palesemente in sé inconcepibile venga nominato amministratore di un istituto pubblico di credito alle cooperative proprio chi è a capo di un sindacato di cooperative – dichiara la nota alla stampa con cui AGCI Sicilia motiva la sua posizione – non abbiamo indicato Mancini perché è candidato incompatibile per legge, tanto per il suo ruolo di presidente di Confcooperative Sicilia che per altri incarichi la cui posizione di conflitto risulta evidente e di chiara accertabilità. Dagli atti risulta che Mancini ha invece autocertificato l’insussistenza di incompatibilità».
Tra i vari motivi di nullità della delibera GRS 324/2023 di nomina membro cda IRCA illustrati nella nota dello scorso agosto al presidente della Regione, AGCI rileva la violazione della legge ove stabilito che “le organizzazioni rappresentative legittimate propongono anche disgiuntamente, ai fini della nomina dei membri del consiglio di amministrazione dell’Irca, una doppia designazione di genere”. AGCI Sicilia è “organizzazione rappresentativa legittimata” e non è stata interpellata.
AGCI contesta inoltre che il riconoscimento di ciascuna organizzazione di rappresentanza delle cooperative è ministeriale mentre l’assessorato alle Attività produttive non ne tiene conto, adottando propri criteri arbitrari “in termini di maggioranza percentuale”. Le sei centrali cooperative riconosciute a livello nazionale hanno pari ruolo, e il componente in cda Irca andava indicato congiuntamente, come previsto in forma esplicita dalla norma.
«Ribadendo preliminarmente», riporta la nota AGCI dello scorso agosto al presidente Schifani, «che non vi è stata la designazione congiunta, in quanto AGCI non ha indicato l’ing. Mancini, si leggono nel suo curriculum (allegato alla delibera) le evidenti numerose qualità che lo rendono incompatibile ai sensi della L.R. 28 marzo 1995, n. 22, art. 3: presidente di Confcooperative Sicilia; presidente di Confcooperative Catania; vicepresidente nazionale di Confcooperative; presidente di numerose cooperative, tra cui in particolare di CESICOOP, centro servizi integrati cooperativi, le cui attività comprendono “la progettazione, l’assistenza, l’analisi dei fabbisogni finanziari, la ricerca di soluzioni adeguate e l’istruttoria delle pratiche per l’ottenimento di agevolazioni finanziarie”».
La delibera di nomina da parte della Giunta regionale, approvata su proposta dell’assessore alle Attività produttive Edy Tamajo, non è stata annullata. La contestazione di AGCI non ha avuto risposta. Le imprese cooperative, sebbene l’IRCA sia stato istituito nel luglio 2018, non hanno ancora il loro rappresentante in consiglio di amministrazione.