Insediata ieri pomeriggio, a Palazzo d'Orléans, l’Unità di crisi regionale sull'agricoltura, con l'obiettivo di individuare le strategie di intervento per il superamento delle emergenze che sta vivendo il settore in Sicilia.
L’Unità di crisi è stata istituita dal governatore Renato Schifani ed è presieduta dall'assessore all'Agricoltura, Luca Sammartino, che pochi giorni fa aveva chiesto allo stesso Schifani di intervenire perché venisse dichiarato lo stato di calamità naturale per la siccità.
L’AGCI Sicilia - annuncia il presidente regionale Michele Cappadona - ha firmato un documento elaborato dall’associazione “I guardiani del territorio” indirizzato al presidente della Regione e all’Unità di crisi, in cui si sollecitano interventi urgenti a sostegno dell’agricoltura siciliana. Al documento hanno aderito numerosi rappresentanti di soggetti pubblici e privati siciliani, imprenditori agricoli e operatori del settore.
Allo stesso tempo Bruxelles fa un passo indietro, incalzata dalle proteste degli agricoltori. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla Plenaria del Parlamento europeo annuncia che proporrà al collegio dei commissari "il ritiro" della proposta legislativa sui pesticidi.
«I nostri migliori auspici di intenso e proficuo lavoro alla task-force sull'emergenza agricoltura istituita dal presidente Schifani. Iniziativa necessaria e responsabile la richiesta dello stato di calamità da parte dell'assessore Sammartino. Quelle che viviamo oggi continuano ed essere emergenze ampiamente annunciate e denunciate da decenni di disinvolta trascuratezza, reiterata negligenza e colpevoli omissioni, che generazioni di burocrati inefficienti e un governo regionale dopo l’altro ci hanno lasciato in eredità», commenta Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia.
«Come non ricordare - continua Cappadona - il capolavoro d’inefficienza del governo Musumeci che riuscì a farsi bocciare da Roma tutti i 31 progetti per l’ammodernamento, coi fondi del Pnrr, dei disastrati sistemi irrigui dei consorzi di bonifica siciliani.
Il documento sottoscritto da AGCI Sicilia che riporta le richieste di intervento urgente per il settore agricolo, in particolare quello vitivinicolo cooperativo, è chiaro e analitico. La combinazione di fattori negativi come la peronospora, gli eccessi termici di fine luglio, l'aumento indiscriminato dei costi di produzione e la siccità invernale ha portato il settore in uno stato di emergenza cronica e le singole imprese agricole al collasso.
Nonostante la UE abbia indicato come misure correttive la "distillazione del vino" e la "vendemmia verde" per stabilizzare il mercato, il governo regionale ha attivato solo la prima. Delusi i viticoltori anche perché solo 12,5 milioni (25 milioni in due anni) sono stati destinati per i danni da peronospora, nonostante il governo abbia certificato danni per oltre 350 milioni di euro. È alto il timore di perdere altri aiuti previsti, a causa delle inefficienze della Regione.
Le aziende agricole danneggiate da calamità naturali protestano per vedere riconosciuto il diritto ad avere elargiti “contributi in conto capitale fino all’80% del danno accertato sulla base della produzione lorda vendibile media ordinaria”, come previsto dall’articolo 5 del D. Lgs. n. 102/2004, attraverso il Fondo di solidarietà nazionale per le calamità naturali. Servono almeno altri 200 milioni di euro dal Governo Nazionale, per l’assoluta eccezionalità degli eventi in atto.
I danni estesi della peronospora, che hanno compromesso il normale ciclo vegetativo e la produzione, richiedono una risposta immediata per evitare danni irreparabili alle piante, per cui i viticoltori chiedono con la massima urgenza l'attivazione della misura della Vendemmia Verde. Proposte una serie di misure finanziarie, tra cui un piano per ristrutturare tutte le esposizioni finanziarie delle Cantine Sociali e delle aziende agricole siciliane, con rimborso fino a 25 anni e due anni di preammortamento.
Chiesto inoltre per il Comparto Zootecnico l’attivazione di provvedimenti tempestivi e ristori per gli allevatori.
Ultimo ma non per importanza, è assolutamente indispensabile agire una completa efficace e continua manutenzione di tutte le opere irrigue da parte dei Consorzi di Bonifica. Abbiamo fiducia - conclude Cappadona - che l’Unità di crisi istituita dal presidente Schifani si faccia strumento di tutti gli indispensabili interventi da attuare immediatamente, anche a Roma e a Bruxelles, per evitare il disastro».
«Emergenza siccità e viticoltura: siamo a rischio collasso»: a denunciarlo è Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca-Biocantine di Sicilia, sottolinea la necessità di lavori rapidi con contributi importanti sul sistema-dighe isolano. Il tema è l’emergenza siccità, per il quale l’assessore regionale all'Agricoltura Luca Sammartino ha chiesto venga dichiarato lo stato di calamità.
Colomba Bianca, cooperativa aderente all’AGCI, una delle maggiori cantine produttrici di vino biologico in Europa, conta 2.480 soci viticoltori accomunati da una filosofia produttiva incentrata sulla piena tracciabilità tra vigneto e bottiglia, che operano su una superficie di 6mila ettari, di cui ben 1.800 biologici e sei cantine dove produrre e imbottigliare il miglior frutto della vite.
«Non si può fare impresa così - continua Taschetta -. Se non si interviene in tempi utili, si rischia il collasso della viticoltura in una grande fetta della provincia di Trapani. Sono sempre stato ottimista, ma adesso credo che il disastro sia ormai dietro l’angolo, con danni conseguenti enormi. In Cile i deserti li hanno fatti diventare giardini e noi rischiamo di far diventare i giardini dei veri e propri deserti. La gran parte delle dighe presenti in Sicilia sono state realizzate negli anni 50, possiedono le sponde in terra battuta, necessitano di manutenzione costante. Se non si interviene e non si concedono le autorizzazioni per proteggere le dighe - e l’acqua in esse contenute - si rischia di disperdere ogni sforzo profuso».
Su 46 invasi presenti in Sicilia, appena 22 risultano in “esercizio normale” secondo la banca dati del ministero delle Infrastrutture.
«Nella stagione invernale, solitamente in Sicilia le piogge sono regolari, ma se le dighe non tengono le paratoie chiuse, l’acqua raccolta finisce a mare - aggiunge Taschetta -. La diga Trinità, la più vicina al nostro territorio, può arrivare a contenere 18 milioni di metri cubi d’acqua, ma lo scorso anno è stata autorizzata a contenerne solo 4 milioni. Con queste quantità si riesce appena a irrigare i terreni nel comprensorio del lago: ma riempita interamente, invece, avremmo 3 anni di acqua.
Servono interventi mirati - evidenzia Taschetta - per incentivare la creazione di piccoli Consorzi. Serve una squadra di ingegneri che studi il territorio e organizzi lavori rapidi, e servono contributi importanti. È necessario un "Piano Marshall" per imbrigliare quella poca acqua che abbiamo a disposizione, altrimenti la viticoltura sarà destinata a sparire. Ci sarà un impoverimento generale, non si può pretendere che le aziende continuino a impiantare in perdita. Siamo a un punto di rottura, gli imprenditori sono spaventati. Se non si affronta il tema subito e con una visione di lungo termine, nel giro di pochi anni perderemo tantissimi produttori. Se la base non regge, crolla l’intera impalcatura. È immorale che chi genera il business del vino debba vivere con l’acqua alla gola».
In Sicilia, la task force regionale dell’Unità di crisi sull’Agricoltura presieduta dall’assessore Sammartino è composta dai dirigenti generali dei dipartimenti Agricoltura, Dario Cartabellotta, Attività sanitarie ed osservatorio epidemiologico (Dasoe), Salvatore Requirez, Acqua e rifiuti, Calogero Giuseppe Burgio, Protezione civile, Salvo Cocina, oltre al segretario generale dell'Autorità di bacino, Leonardo Santoro. Alla riunione hanno preso parte anche il capo di gabinetto di Palazzo d'Orléans, Salvatore Sammartano, e il dirigente del Servizio tutela delle acque idriche, Antonino Granata.
Il gruppo di lavoro, tra i vari compiti, dovrà gestire le segnalazioni che arrivano dalle aree più colpite (ad esempio, gli allevamenti senz'acqua) e coordinare le azioni necessarie coinvolgendo anche Comuni e Protezione civile; definire le possibile deroghe o i provvedimenti per il superamento della fase emergenziale; integrare nei bandi la strategia di adattamento climatico, analizzando gli effetti del Pnrr "Meccanizzazione agricola" e valutare l'impatto di quelli che vengono definiti "sussidi ambientalmente dannosi", ovvero quegli incentivi pubblici legati all'utilizzo di tecnologie ritenute inquinanti (gasolio agricolo, ad esempio).
«Il governo regionale - dice il presidente Schifani - è vicino al mondo dell'agricoltura, settore chiave della nostra economia. La maggior parte dei problemi che attanagliano il settore vanno risolte in sede europea. Tuttavia, ho voluto istituire un’apposita unità di crisi sull'agricoltura con l'obiettivo di fronteggiare le gravi difficoltà che il settore sta vivendo in Sicilia, come nel resto d'Europa, e in particolare l'emergenza siccità. Le mutate condizioni climatiche ci impongono di intervenire nell'immediato, ma anche di pianificare interventi strutturali con la collaborazione di tutti i rami dell'amministrazione coinvolti».
«Questa crisi - aggiunge l'assessore Sammartino - non è più solo un'emergenza climatica, ma anche sociale. Abbiamo concordato sulla necessità di snellire le procedure burocratiche affinché gli aiuti messi in campo siano immediati. È chiaro che non tutte le tematiche sono di competenza regionale, quelle che non lo sono saranno segnalate al ministero dell'Agricoltura per fare gioco di squadra, soprattutto ora che dalla Commissione europea sono arrivati segnali di apertura. Abbiamo convocato le associazioni di categoria e i movimenti di protesta che sono nati spontaneamente, vogliamo ascoltarli e vedere come superare insieme questo momento di grande difficoltà».