In un incontro con l’onorevole Marco Falcone, assessore all’Economia del governo Schifani, il presidente AGCI Sicilia Michele Cappadona ha avuto modo di rappresentare l’attuale situazione e le varie criticità del settore delle imprese cooperative dell’Isola.
«Esprimo soddisfazione per il proficuo confronto che ci ha dato modo di illustrare le dinamiche e le difficoltà delle nostre imprese all’Assessore Falcone, che ringrazio per l’interesse dimostrato nell’approfondire le specifiche problematiche del mondo della cooperazione», dichiara Michele Cappadona, presidente dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane AGCI Sicilia.
In questi ultimi anni, in cui agli effetti della pandemia si sono aggiunti quelli della guerra russo-ucraina in corso, AGCI Sicilia ha costantemente segnalato il persistere di evidenti criticità anche nell’applicazione delle normative in materia di cooperazione, a partire dalla rappresentanza paritetica riconosciuta ex dlgs n. 220/2002, concernenti ritardi, prassi e procedure burocratiche non solo difformi, ma anomale se non addirittura inopportune o talvolta illegittime».
«L’argomento di stretta attualità durante l'incontro del 7 marzo scorso - continua Cappadona - è stato naturalmente l’entrata in vigore del nuovo contratto nazionale di lavoro delle cooperative sociali, che se da un lato rappresenta un giusto miglioramento per i lavoratori la cui opera comunque non è spesso remunerata in coerenza con l’abnegazione profusa, è indispensabile che comporti un’adeguamento delle tariffe e delle condizioni stabilite dalla Regione che devono venire applicate da Comuni ed enti locali.
Intollerabile la persistente pretesa della burocrazia locale che non osserva e modifica i modelli regionali di convenzioni che disciplinano come devono essere erogati e remunerati i servizi di prossimità ai cittadini, a scapito della qualità dei servizi stessi. La maggiore criticità rimane quella delle risorse: a fronte dei fabbisogni reali per i servizi di assistenza rilevati attraverso l'assessorato alla Famiglia di 70 mln di euro, ne vengono destinati solo 11,5 mln, incrementati lo scorso anno di soli 2 mln. I Comuni e gli enti locali, numerosi in stato di dissesto o predissesto, non sono in grado di sopperire in alcun modo. Occorrerebbe quindi provvedere intanto ad appostare almeno 30 mln per tamponare le situazioni insostenibili.
Nonostante il loro rilevante ruolo per l’inserimento lavorativo delle categorie più fragili, resta tuttora inspiegabile perché non siano mai state avviate dall’assessorato alle Attività produttive le procedure attuative per l’iscrizione delle cooperative sociali di tipo B nell’Albo regionale di cui alla legge n. 381/1991, art. 9, comma 1.
In merito alla situazione del credito agevolato regionale, sulla fusione nell’IRCA dei due istituti Ircac e Crias dedicati rispettivamente a cooperative e artigiani, si registra sin dall’istituzione nel 2018 una situazione di impasse per la nomina del componente di cda delle centrali cooperative, determinata in sostanza dalla irriducibile pretesa di ottenere la nomina di un particolare dirigente di una centrale cooperativa nonostante la palese incompatibilità, e sia stata più volte modificata la normativa.
Occorre con urgenza un intervento di sostegno alla liquidità delle imprese, in un momento in cui i tassi di interesse continuano al rialzo, tenendo presente le situazioni di difficoltà create da enti pubblici che non pagano i fornitori anche dopo più di due anni.
In forte ritardo l’attuazione delle norme per il sostegno alle cooperative di comunità e agli incubatori cooperativi per le imprese culturali e creative.
Nonostante con decreto del 2019 siano state emanate le relative disposizioni, non si procede ad iscrivere le cooperative di comunità siciliane nel previsto Registro regionale presso l’assessorato alle Attività produttive. Allo stesso tempo, non si è mai provveduto ad emanare disposizioni per l’erogazione di misure economiche a sostegno delle cooperative di comunità, a partire dalle norme attuative del comma 74, articolo 13, L. R. 10 agosto 2022 n. 16 che ne autorizza la spesa per 100.000 di euro.
Lo scorso 11 gennaio sono entrate in vigore le norme nazionali per il valorizzazione del settore delle imprese culturali e creative, che dovranno essere iscritte in uno speciale elenco del registro delle imprese presso le camere di commercio. In Sicilia, dopo più di un anno dalla norma con cui la Regione ha istituito gli incubatori di imprese culturali e creative (IICC) in forma di società cooperativa, dovendo agire la Giunta Regionale di concerto con le “Centrali cooperative” al fine di sostenerne la realizzazione con misure economiche e modificando, ove necessario, i programmi operativi di attuazione della spesa dei fondi strutturali europei e dei fondi nazionali di coesione, l’AGCI ha chiesto di avviare la concertazione per giungere all’erogazione dei contributi. Il DG dell’assessorato alle AAPP, con mia grandissima perplessità - dichiara Michele Cappadona - sostituendosi al governo ci ha notificato “l’archiviazione” della richiesta.
Diverse le anomalie siciliane segnalate, che riguardano la liquidazione coatta, la revisione delle cooperative non aderenti e la rappresentatività.
In Sicilia, con mia grande perplessità - dichiara il presidente Cappadona- i liquidatori vengono nominati a discrezione dell’assessore alle Attività produttive. Nel resto d'Italia invece sono scelti con criteri che tengono strettamente conto della professionalità specifica degli incaricati, tra una terna di nominativi tra quelli indicati dalle associazioni di rappresentanza. Le revisioni periodiche delle cooperative non aderenti nelle altre regioni vengono effettuate direttamente dal Ministero, che incassa il relativo contributo dalla cooperativa. In Sicilia le revisioni vengono esternalizzate e il soggetto incaricato riceve l’80% del contributo.
“Maggiore rappresentatività” invece della rappresentanza paritetica riconosciuta
Un capitolo a parte meritano i criteri della “maggiore rappresentatività” - continua Michele Cappadona -. Il Decreto Legislativo 2 agosto 2002, n. 220 stabilisce che “il riconoscimento delle Associazioni nazionali di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del movimento cooperativo è concesso con decreto del Ministro.” Le Centrali Cooperative riconosciute in Italia, in possesso dei requisiti dimensionali e territoriali, sono sei: AGCI, Confcooperative, Legacoop, Uecoop, UNCI, UNICOOP.
Il ruolo paritetico e solidale ispiratore del movimento cooperativo sintetizzato dal principio “una testa, un voto”, che rende la cooperazione meritevole di particolare riconoscimento e tutela dello Stato come sancito dall’art. 45 della Costituzione, in Sicilia viene disapplicato, in palese contraddizione con quanto avviene nelle altre regioni italiane.
Nell’assegnare le revisioni delle cooperative non aderenti, la Regione utilizza propri “criteri di rappresentatività”, computati in base al numero di revisioni già effettuate. L’anomala estensione di tali “criteri di rappresentatività” risulta talvolta impropriamente considerato, invece di un mero criterio convenzionale locale utilizzato per alcune procedure valide solo in Sicilia, come una valutazione sulla “importanza”, sostitutiva dello status di Associazione di rappresentanza patetica il cui riconoscimento da parte del Ministero, con i criteri non regionali ma stabiliti dal dlgs 220/2002, non può essere né eluso né arbitrariamente sminuito.
Ringraziamo ancora l’assessore Marco Falcone - conclude Michele Cappadona -, che in qualità di componente della Giunta Regionale ha dato ascolto alle problematiche rappresentate, su cui ha confermato l’interessamento e l’impegno ad un intervento per quanto di propria diretta competenza in favore del mondo della cooperazione».