Delusione da tutti i settori produttivi per la decurtazione del credito d’imposta della Zes Unica. Interventi mancano obiettivo. Occorre cambiare rotta.
«Avevamo già manifestato disappunto per le norme attuative del credito d’imposta della Zes Unica entrate in vigore il 21 maggio scorso - sottolinea Michele Cappadona, presidente Associazione Generale delle Cooperative Italiane-AGCI Sicilia -. Si è voluto imporre un investimento minimo di 200mila euro, che ha tagliato fuori micro imprese e investimenti strategici per la aziende di piccola dimensione. L’Agenzia delle Entrate ha appena comunicato che l’importo del credito d’imposta secondo il criterio scelto risulta decurtato fino al 10,6%. Danno e beffa alle imprese serie che in questo momento di difficoltà hanno pensato di intraprendere progetti d’investimento.
Si rivela ora in tutta evidenza il macroscopico dilettantesco errore di avere creato una Zes Unica comprendente tutto il Mezzogiorno - commenta Michele Cappadona -. La precedente composizione delle Zone economiche speciali prevedeva, infatti, superfici ridotte e inserite all’interno di aree industriali e artigianali con una coerenza logistica ai principali porti commerciali. La Sicilia aveva a disposizione 55,8 km quadrati di terreno (il 35 per cento destinato alla Zes della Sicilia occidentale e il 65 per cento a quella orientale) entro i quali far ricadere le aziende già esistenti e quelle che vorranno investire nel futuro. La scelta di allargare all’intero perimetro del Mezzogiorno (e dunque oltre 123.000 km quadrati) imponeva quantomeno l’elementare necessità di aumentare adeguatamente la dotazione.
Invece di promuovere una programmazione di sviluppo bottom-up di singole aree strategiche da volarizzare con cabina di regia locale o regionale, si è voluto centralizzare il controllo senza un programma determinato.
In una nota del presidente dell’Ordine dei commercialisti di Palermo, Nicolò La Barbera, dopo l’annuncio deludente della decurtazione, si propone una ZES Insulare con l’individuazione di particolari settori da agevolare ed un regime del 50% garantito».
Secondo le stime della Fondazione nazionale dei commercialisti una piccola impresa siciliana a cui spetterebbe un credito d'imposta del 60% sugli investimenti effettuati, ha diritto ad un beneficio effettivo del 10,60% (ovvero il 17,6% del 60%). “La programmazione aziendale ha necessità di maggiore tempi e maggiori certezze normative", commenta il presidente dei commercialisti di Palermo e Termini Imerese. Per La Barbera, infatti, a fronte delle somme a disposizione per il Sud "serve individuare un nuovo percorso che abbini una politica economica per il Mezzogiorno ma anche i settori da agevolare. E’ utopistico pensare a risorse per tutti i settori produttivi. E quindi agevolazioni in percentuali con elementi certi che tengano conto delle risorse disponibili".
«La ZES Insulare con regime agevolato garantito non dovrebbe avere limiti di soglia minimi d’investimento, e non subire decurtazioni nelle agevolazioni, che dovrebbero essere fisse, non inferiori al 50% e assegnate con una graduatoria a scorrimento. Si parla tanto di autonomia differenziata, di devoluzione e decentramento, di centri decisori vicini ai lavoratori e imprese del territorio. Non è dato di capire perché le ZES finalizzate allo sviluppo locale del Mezzogiorno debbano avere una lontana cabina di regia centralizzata a Roma e non invece un controllo strategico a livello regionale o territoriale. Senza un concreto coinvolgimento delle imprese e degli attori di sviluppo locale - conclude Michele Cappadona, gli interventi continueranno ad essere, purtroppo, spreco di risorse e assenza di risultato»